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Parrocchia di Santa Maria del Trivio
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Parrocchia di Santa Maria del Trivio (anni '30) |
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PIAZZA CAIROLI
Le si diede questo nome poco dopo il 1870 per onorare e ricordare la patriottica famiglia, i cui componenti contribuirono colla vita e con le opere alla grandezza ed unità della patria.
Chiamavasi già questa piazza nei più antichi tempi piazza superiore, o di sopra, per riscontro all'altra inferiore, o da basso poscia si disse del Trivio, perché su di essa mettono tre strade; finalmente assunse il nome di Cairoli che attualmente ritiene.
PIAZZA GARIBALDI
È titolo di recente impostazione, poiché fu ad esso dato nel 1875, per venuta in Velletri dell'illustre duce dei mille, Giuseppe Garibaldi, allorché egli qui si recò per commemorare la famosa battaglia quivi avvenuta il 19 maggio 1849.
LARGO NATI
Si nominò così per ricordare un cittadino di tal nome caduto eroicamente nell'ultima grande guerra.
Chiamavasi fin dal suo inizio piazza del Cardinale, perché quello spazio che ora osservasi innanzi a tutta la fronte del palazzo Ginnetti, venne effettuato nella prima meta del 1600 dal munifico cittadino cardinal Marzio Ginnetti, atterrando case che vi esistevano per mettere più in vista il prospetto del suo nuovo palazzo; e ciò tutto a sue spese, e mettendo lo spazio ottenuto a servizio del pubblico, il quale per riconoscenza chiamo il largo piazza del Cardinale.
VICOLO MOSCATELLI
Prese questo nome da una antichissima famiglia di Velletri che vi abitava, nella casa che, credesi, sia quella attualmente posseduta dai Barbetta.
I Moscatelli chiamavansi prima Bianchi, famiglia veliterna di cui si ha ripetutamente memoria negli antichi atti di archivio.
Fu nel 1671 che un Giuseppe Bianchi incominciò a soprannominarsi Moscatello, e da quel tempo in poi i Bianchi furono conosciuti col nome di Moscatelli, che fu esteso a tutta fa famiglia.
Non sappiamo precisamente l'origine di questo nome; ma considerandosi che nello stemma di famiglia vi apparisce un grappolo di uva, che potrebbe essere della qualità chiamata moscatello, si può arguire che da questa sia venuto il soprannome dato al suddetto Giuseppe, che fini per essere adottato come nome di famiglia.
VICOLO BELLONZI
Anche questo nome ebbe origine dalla famiglia Bellonzi veliterna, della quale si ha memoria fin dal secolo XIV.
I Bellonzi ebbero parte attivissima nelle vicende cittadine, e si spensero sui primi del 1700, nella casa di loro residenza sita al vicolo suddetto.
VIA MENOTTI GARIBALDI
Venne dato recentemente questo nome a tale via, per ricordale il figlio primogenito dell'Eroe leggendario Giuseppe Garibaldi, il quale fu per parecchie legislature rappresentante di Velletri al Parlamento Nazionale.
Questa strada sul finire del 1400 ed i primi del 1500, era in parte chiamata via di S. Rocco, e cioè dal palazzo Ginnetti, allora non esistente, fino all'attuale giardino di piazza Mètabo, ove proseguiva entrando negli orti, ed arrivava ad una chiesa, ora scomparsa, che era dedicata a S. Rocco. Del tratto superiore a Nord, cioè dalla piazza Cairoli fino al suo termine sul Corso, era una misera viuzza di nessuna importanza.
Costruito il palazzo Ginnetti, la strada per tutto il suo percorso venne migliorata notevolmente ma ancora non perfezionata come lo è ora.
Fu solo nel 1612 che il comune si decise di ampliarla ed allinearla, specialmente nel tratto superiore, dalla porta romana antica, fino al palazzo Ginnetti, ed in tale occasione la strada assunse il nome di Via Borghese in onore del Papa regnante Paolo V Borghese, nome che ritenne fino ai giorni nostri, allorché mutossi nell'attuale.
VICOLO S. CHIARA
Assunse questo nome, perché fiancheggiava il Monastero e la Chiesa dedicata a questa santa, ora diruta, come pure il convento.
VIA ETTORE NOVELLI
Si applicò, or son pochi anni, questo nome alla strada, per ricordare l'elegante poeta, il chiaro letterato cittadino Novelli, noto per i suoi scritti poetici, e per la stima che godeva presso il mondo letterario romano.
Chiamavasi prima questa strada Via Fagiolo nome di una famiglia di cui troviamo due origini, una veliterna del 1470, con un Iacopo Fagiolo e l'altra Lombarda del 1533 con un Fagiolo, maestro Comacino, di cui ebbe in quei tempi larga importazione nella nostra città.
A quale delle due spetti la preminenza, non sappiamo; però è certo che il nome della via si deve alla famiglia Fagiolo che, come al solito, avrà avuto su quella strada la propria abitazione.
Trovo peraltro che questa via, in antico, non aveva tutto il percorso che ora presenta, arrestandosi, forse, nell'incrocio con la via Lanuvia.
Desumo ciò da un atto di consiglio, che deliberava nel 1612 di aprire o meglio ampliare un misero vicoletto che dalla strada romana, l'attuale Corso, andasse a congiungersi fino a via S. Salvatore, rendendo il vicoletto della medesima larghezza della parte superiore della via esistente.
Dunque se la parte superiore della strada era intitolata Fagiolo che nome aveva il vicoletto in parola?
Anche qui si trova la risposta col sussidio degli atti.
Il comune nel 1639, si occupò ancora di ampliare il famoso vicoletto, che fosse come al solito, sebbene deliberato antecedentemente, non era peranco stato eseguito, e dice di stabilire scudi cento per l'ampliamento del vicolo di Mazzarella, registrandone così il nome.
I Mazzarella, Mozzarella o Bozzarella, erano di una vetustissima famiglia veliterna del secolo XIV, che, forse quivi abitavano.
Questa volta l'ampliamento, e la congiunzione venne eseguita; e scomparsi, forse, i Mazzarella e la laro casa, la strada assunse per tutto il suo percorso il nome dei Fagiolo che ritenne fino al presente.
VICOLO DEL GALLO
Anche per questa via si crede in una falsa interpretazione di nome.
La generalità suppone l'origine di titolo, dal fatto che l'appellativo sia derivato dal vicino albergo del Gallo, e che questo nome provenga dal noto animale domestico.
Invece è inversa la derivazione, perché fu l'albergo che prese il nome dalla via.
Sappiamo infatti, che nel 1514 su quella viuzza, forse anche con prospetto sul Corso in quell'appendice di palazzo al Corso n. 26 aveva la sua casa di residenza la famiglia veliterna Gallo o Del Gallo chi sa se di origine francese, poiché si trova registrata anche col nome di Gallico. Da questa famiglia prese il nome il vicolo, e non è escluso che un componente di essa possa essere stato il fondatore dell'attuale albergo.
VICOLO DEL TRE
È questa una denominazione che non sappiamo davvero da che desumerla, tanto essa è vaga ed originale.
Come ipotesi possibile ne azzardiamo una.
Nella parrocchia di S. Maria del Trivio nella seconda metà del 1500 esisteva un ospizio (cosi chiamavansi gli alberghi di quei tempi) che aveva l'insegna dei tre re.
Non sappiamo l'ubicazione di questo albergo, ma conosciamo che era nel perimetro della parrocchia.
Qualche tempo dopo appare in atti l'albergo del Gallo, anche esso sito nella medesima periferia dell'altro, e come supposizione logica può bene ammettersi che la nuova istituzione abbia, per concorrenza, debellata l'antica.
Quindi, sempre nel campo delle ipotesi, se l'ospizio dei tre re avesse avuto la sua sede nell'attuale vicolo del tre, mentre poco lungi sorgeva quello del Gallo, può bene ammettersi che i poveri tre re abbiano dovuto battere ritirata per la concorrenza che il gallo gli faceva, e cessare il loro esercizio.
La stradina, perduti i suoi regali autori, avrà avuto vergogna dell'inutile titolo, e non osò più spiegare al vento tutta la sua fastosa bandiera, ed umilmente si accontentò di chiamarsi semplicemente dei tre, che in seguito, per voce di popolo, se ne cangiò l'articolo plurale in singolare, e si disse del tre nome col quale giunse a noi per darci materia di fare questa, forse inutile disquisizione.
VICOLO GIORGI
Prese questo titolo dall'opulenta famiglia veliterna di tal nome che ivi abitava, nel grandioso palazzo al N. 40 ora di proprietà Berardi.
I Giorgi peraltro nella loro origine non portavano questo nome, ma si chiamavano Pucella, come risulta da atti.
Verso la fine del 1500 un Alessandro di tate famiglia, figlio di Lelio di Giorgio, incominciò a lasciare il suo antico nome, e chiamavasi Alessandro Giorgi, col quale cognome dal 1600 in poi, fu conosciuta e propagata la famiglia fino al suo estinguersi nel secolo XVIII.
VICOLO DELLO STILLO
Così chiamato, perché, fino a tempi non lontani, quivi esisteva una distilleria di vino, dal quale si ricavava l'acquavite per il commercio interno ed esterno.
VIA LANUVIA
Denominazione dovuta alla famiglia di tale nome, che vi aveva la propria abitazione nella casa già degli Scipioni, ora dei Cavola, nel N. 34, sebbene ora tutta trasformata dalla sua primitiva origine.
I Lanuvia, famiglia illustre di Velletri, dettero alla patria personaggi cospicui in dottrina, nella carriera delle armi, e nelle dignità ecclesiastiche, dal XVI al XVII secolo in cui si estinse.
VIA BASILIO MAGNI
È il nome che il Consiglio comunale di Velletri, con votazione solenne, volle che fosse dato ad una parte della Via Lanuvia, dove il Magni nella casa paterna nacque.
Il Comune tributando questo postumo onore a Basilio Magni, intese con ciò di ricordare ai posteri questo illustre cittadino, letterato, poeta ed artista valente dei nostri tempi, che con la pubblicazione delle sue numerose ed importanti opere, venne apprezzato e stimato, nel suo paese natio, in Italia e fuori.
VICOLO DEL FASTIDIO
È un titolo questo di cui non saprei davvero trovarne l'origine.
Certo è di provenienza popolare, poiché non ne trovo memoria prima del 1800, e ciò non come titolo di una via, ma come nomignolo dialettale.
Quindi, rintracciarne l'origine, è cosa sommamente difficile, e di dubbia verità.
Accontentiamoci del nome che abbiamo trovato, che sarà conservato solo per curiosità toponomastica per quanto sia troppo visibile dall'arteria principale della città.
VICOLO VIOLA
Trae il suo nome dalla famiglia Viola, veliterna, di origine antichissima, trovandosene menzione fin dal secolo XIV.
Questa famiglia, che ebbe parecchi nomi illustri, nel suoi componenti, abitava in fondo a questa piccola via, nel palazzo che ha risvolto sulla Piazza S. Chiara, ora Cesare Battisti.
Detto palazzo, in origine della famiglia potentissima degli Annibaldi di Velletri, passò a vari proprietari, dopo che i Viola, si estinsero.
Fu così che l'edificio, dalla costruzione prettamente medievale, si trasformò a poco a poco nella forma moderna, in cui ora lo vediamo.
VIA ALFONSO ALFONSI
Per decreto del Consiglio comunale, un tratto della Via Cannetoli si intitolò ad Alfonso Alfonsi, essendo egli nato e morto nella sua casa al N. 91 di questa via, e ciò per ricordo di questo benemerito patriota ed intemerato cittadino che fu per moltissimi anni capo dell'amministrazione veliterna, e primo Sindaco elettivo della città.
La casa dove l'Alfonsi visse, fu già, fino ai primi del 1800, in proprietà dell'illustre famiglia dei Calderoni, nome vetustissimo veliterno, i cui componenti tanti servizi resero alla patria, nelle lettere, nelle armi e nella storia cittadina.
Il tratto della via che conserva ancora la denominazione di Via Cannetoli, deve il suo nome alla famiglia veliterna di tale nome che vi abitava, non sappiamo precisamente in quale casa.
VICOLO DEL PERO
È uno dei soliti nomignoli popolari, dato a quella breve viuzza perché forse ivi esisteva un albero fruttifero di tale nome.
VIA ETTORE GABRIELLI
Fu così intitolata questa via, in memoria del colonnello Gabrielli spentosi eroicamente nell'ultima guerra mondiale, essendo egli nato a Velletri nella casa paterna esistente appunto in questa via.
La strada chiamavasi prima del Montano, poiché in essa eravi un frantoio per le olive, che in termine dialettale appellasi montano, opificio ancora esistente in una casa di questa via fino al tempo del suo impianto, che avvenne nel secolo XVIII per opera di certo Bartoli.
VICOLO DELLA GATTA
Altro nome errato nella sua dizione per scambio di articolo.
Infatti, dicendosi della gatta in femminile, giustamente fa supporre la derivazione dal noto felino domestico.
Invece l'origine è tutt'altra, poiché essa è dovuta ad un nomignolo col quale si gratificò un uomo.
Fu adunque nel 1521, che uno dei tanti maestri Comacini venuti a Velletri, chiamato Pietro Lombardo, fu soprannominato Gatta; e siccome questo artefice dell'arte muraria, ben noto a Velletri, avrà abitato in qualche casa, forse da se medesimo costruita in quella località, si chiamò la strada Vicolo di Gatta che poi in seguito il popolo trasformò in della gatta, con suono più omogeneo al suo orecchio indotto di cose patrie.
VICOLO SENZA USCITA
Lo classifica il nome stesso; non ha sbocco alcuno, termina dopo breve tratto, e si arresta con un fabbricato che lo chiude.
CORSO O STRADA VITTORIO EMANUELE
Questa lunga strada che attraversa tutta la città da un capo all'altro, incontra nel suo percorso tre zone della città stessa, cioè le parrocchie di S. Clemente, S. Martino, e S. Maria.
Non potendo ripetere per tre volte la medesima descrizione, ci limiteremo a parlarne una sola volta, attribuendo la strada alla parrocchia di S. Maria, come per sistema abbiamo fatto per quelle vie che nel percorso attraversano più rioni.
Questa strada nelle più antiche carte, è denominata Via Maestra perché essa costituiva il perno principale di tutta la viabilità cittadina.
La dissero poi via romana poiché era considerata come una prosecuzione della strada consolare che metteva a Roma, traversando, essa in tutta la sua estensione, la città di Velletri.
Fu poi per ultimo chiamata via corriera, per il fatto che su di essa una volta al giorno transitava rumorosamente il corriere postale governativo, col suo enorme carrozzone, tirato da otto cavalli, con postiglioni gallonati, a suon di trombe e campanelli, che conducevano comodamente, e sollecitamente, non so in quanti giorni, col pesante veicolo, i beati viaggiatori e la corrispondenza, da Roma a Napoli, e per conseguenza nelle città intermedie.
Il corriere aveva libertà di transito e precedenza su qualsiasi veicolo che incontrava per via; tutti dovevano fermarsi e lasciarlo passare, e chi non ottemperava a questi perentori ordini, le lunghe fruste dei postiglioni pensavano a mettere a posto il riottoso.
La Strada corriera di Velletri, adunque, restò ancora corriera anche dopo la benefica istituzione delle ferrovie, e ciò fino al 1870, quando unificata l'Italia, alla via venne dato il nome del grande Re Vittorio Emanuele II.
Per la topografia, aggiungiamo che in questo rione, o parrocchia, in varie circostanze, e tempi diversi, molte furono le strade che vennero chiuse o trasformate dalla loro origine.
Ne additeremo qui alcune di cui si ha più certezza storica, ed almeno più probabilità di esistenza passata.
Trovo, adunque, in una statistica del 1811 che nei pressi del palazzo Ginnetti esisteva una breve strada, chiamata Vicolo Nascovato, parola dialettale che significa nascosto.
Ora questo vicolo credo che son possa essere se non quello che in parte esiste innanzi al vicolo Bellonzi, e che si spingeva giù a sinistra fino al palazzo Ginnetti, il quale non sono molti anni che venne chiuso, e che chiamava Vicolo dei quattro cantoni.
Nella via del Comune, innanzi al palazzo Graziosi esisteva una strada che metteva sul Corso innanzi al palazzo Risi, con un diverticolo strettissimo che aveva esito proprio incontro a via Bandina. Queste pubbliche stradine vennero chiuse in epoca imprecisata, e l'aree di esse, se le appropriarono i frontisti arbitrariamente.
Altra strada esisteva fin dal 1588 nell'ultimo confine del palazzo Latini, ora Boffi, sulla via Borghese, ora Menotti Garibaldi, la quale girando intorno al detto palazzo aveva esito sulla piazza Cairoli, tra la proprietà Boffi e quella Tarquini, mentre dall'inizio di detta stradina proseguendo quasi in linea retta apriva il varco ad un altro vicoletto che passava dietro la casa ed il forno comunale, ora in proprietà dei Baccini, e tutti questi raccordi uscivano in una unica via sul moderno Corso, presso a poco all'attuale civico numero 54 o 55.
Anche questa via venne a poco a poco chiusa, e l'area venne usurpata dai vari frontisti proprietari delle case vicine a danno dell'interesse del Comune.
L'attuale Vicolo del Pero, detto di sopra, che ora noi vediamo di brevissimo tratto, era in altri tempi di ben più lunga estensione, poiché traversando esso, sebbene tortuosamente, dietro la linea delle case in via del Matano ora Gabrielli riusciva nel vicolo della Gatta, e forse anche nel vicolo Corto, ambedue ora senza esito, come il tutto si può ancora verificale dalle aree sterrate, da cortili, passati come al solito in proprietà privata.
Altra viuzza aprivasi dove è l'altarino della Madonna del Buon Consiglio sul Corso Vittorio Emanuele n. 16, via che aveva esito sulla Via Borghese, ora Menotti Garibaldi, e ciò prima che questa venisse ridotta allo stato presente, cioè nel 1612.
Altri accenni come i suddetti potremmo ancora dare, ma per brevità ce ne asteniamo, riprendendoli, quando occorre, nei rioni che ancora non abbiamo descritti.
Lo storico Tersenghi prese notizie da:
Archivio Comunale - Risoluzioni Consiliari, Volumi 43 - 49 - 52 - 56
Archivio Comunale - 2° tomo, anno 1811
Archivio Notarile - Volumi 23 - 84 - 115 - 116 - 193 - 339 - 395
Archivio Parocchiale di S. Maria - Nascite dal 1576/92
Biblioteca Comunale - Casa di Giorgi, 1° tomo - p.10
Lauro Iacomo - Carta topografica, città
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