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CASTAGNAVIZZA
Castagnevizza del Carso, già Castagnavizza (in sloveno Kostanjevica na Krasu, in tedesco Castagnavizza) è un paese della Slovenia, frazione del comune di Merna-Castagnevizza.
La località si trova sul Carso a 269,7 metri s.l.m. ed a 6,8 kilometri dal confine italiano.
L'insediamento (naselja) è costituito anche dagli agglomerati di: Bellence, Bresc e Brišcece.
Durante il dominio asburgico Castagnevizza del Carso fu comune autonomo.
Durante la Prima guerra mondiale il suo territorio fu teatro della Nona e Decima battaglia dell'Isonzo; il villaggio segnò il limite massimo dell'avanzata delle truppe italiane verso oriente sull'altopiano carsico. |
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SDRAUSSINA
Poggio Terza Armata (Sdraussine in friulano standard, Sdraussina in bisiaco, Zdravšcine in sloveno) è una frazione del comune di Sagrado (GO). Si trova tra Sagrado e Savogna d'Isonzo.
La località deve questo nome al fatto che nel primo conflitto mondiale dava l'appoggio del quartier generale della terza armata italiana. Il nome precedente era Sdraussina o Sdraucina ad avvalorare le origini slave-celtiche del nome.
Il piccolo paese è situato tra il fiume Isonzo ed il monte San Michele: questi luoghi sono entrati nella storia come uno dei fronti della prima guerra mondiale dove molte battaglie distinsero l'armata italiana contro l'armata austroungarica. |
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MONTE SAN MICHELE
Il San Michele (275 m s.l.m.) grazie alla sua posizione dominava la bassa valle dell'Isonzo e permetteva di tenere
sotto controllo la città di Gorizia. A seguito della Prima battaglia dell'Isonzo, la postazione venne pesantemente fortificata dagli austroungarici, tramite un ampio sistema di caverne e ricoveri, e munita di cannoni di grande calibro. L'esercito italiano tentò per mesi di conquistarlo, tanto che la sanguinosa Seconda battaglia dell'Isonzo è nota anche come battaglia del
San Michele, perché ivi lo sforzo italiano fu più concentrato e intenso. Le estese fortificazioni, difese da reparti ungheresi, resistettero a diversi attacchi e il monte cadde nelle mani dell'esercito italiano solo durante la Sesta battaglia dell'Isonzo.
Ancora oggi, infatti, la zona tra Fogliano Redipuglia e Sagrado è disseminata di trincee, camminamenti, caverne e gallerie nonché di molti piccoli monumenti spontanei sorti dopo il conflitto. |
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AFFONDAMENTO PIROSCAFO "VERONA"
12 MAGGIO 1918.
- Fonogramma dei reali carabinieri al prefetto di Messina -
Per notizia informasi che ore 13,00 oggi Piroscafo Italiano "Verona" carico 3000 uomini truppa proveniente porto Messina diretto Tripoli, giunto a circa 4 miglia da Reggio, in quelle acque territoriali venne silurato affondando dopo quasi 25 minuti. Accorso naviglio ed altre navi prontamente inviate da questa Difesa Marittima venne operato salvataggio. Finora risultano sbarcati Messina circa 540 naufraghi. |
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VERTOIBA (GO).
La località di Vertoiba si trova alle spalle di Gorizia, il torrente Vertoibizza veniva indicato come superiore nel tratto a monte del paese e inferiore nel tratto che dal paese arriva fino alla confluenza col Vippacco.
Dopo la conquista di Gorizia con la 4ª battaglia dell'Isonzo, gli italiani erano stati bloccati sulle sponde della Vertoibizza dagli austriaci, trincerati sulla linea San Marco-Raccogliano. A nulla valsero gli sforzi dispiegati dalle nostre truppe anche nelle successive battaglie, tanto che lo sfondamento di Caporetto, 12° dell'Isonzo 24 ottobre 1917, li sorprese sempre sulle medesime posizioni del novembre 1916. |
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VISCO. La Prima Guerra Mondiale a Visco è stata vissuta ovviamente dalla parte austriaca. Il 24 maggio 1915 le truppe italiane entrarono nel paese; la popolazione rimase calma, non si comportò con ostilità nei confronti dei nuovi venuti. Nei mesi successivi, il paese fu un al centro di un intenso movimento di retrovie, soprattutto dal punto di vista sanitario: c'erano almeno cinque ospedali. |
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MONTE SOLAROLO.
Il Monte Solarolo, una delle cime dei "Solaroli", è una delle numerose cime sulla cresta che dal Monte Valderoa porta alla cima del Monte Grappa. Questa divide due importanti valli del Massiccio, la Valle delle Mure che, scendendo diventa la Valle del torrente Calcino (Alano di Piave) e la Valle di Seren del Grappa, sul territorio del basso Feltrino al confine con i comuni trevigiani della pedemontana del M. Grappa.
Combattendo per la conquista di questa cima in una lunga e sanguinosa battaglia dal 25 al 27 ottobre 1918 il battaglione Aosta del IV reggimento alpini si meritò la medaglia d'oro al valor militare. |
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MONTE VODICE (Slovenia).
Lo sfondamento delle truppe austro-tedesche a Caporetto il 24 ottobre 1917 costrinse gli italiani a ritirarsi sul fiume Tagliamento, designato da Luigi Cadorna, comandante supremo del Regio Esercito, come linea difensiva.
Il 26 ottobre il generale Antonino Di Giorgio si vide incaricato di disporre la 20ª e 33ª Divisione fra Trasaghis e Dignano per mantenere il collegamento strategico tra il XII Corpo d'armata della Carnia e la 2ª Armata, ma soprattutto per coprire l'eventuale ritirata (che verrà decisa il giorno dopo) dei soldati schierati sulla linea Monte Kuk - Monte Vodice - Sella di Dol - Monte
Santo - Salcano, poco più a est del Tagliamento.
In cima al Monte Vodice, a nord-est di Gorizia oggi territorio sloveno, si erge il monumento del Gen. Maurizio Gonzaga che durante la prima guerra mondiale lo conquistò, partendo da Sveta Gora c'è un dislivello di 200m per arrivarci. |
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MULINO SETTOLO sul Piave.
Lungo il Piave veniva effettuato il trasporto fluviale mediante zattere di tronchi che dal Cadore scendevano fino alla pianura. All'inizio del 1900, a Settolo Basso, c'erano un mulino ed una fabbrica di ghiaccio i quali sfruttavano la corrente d'acqua della fontana Roggia. In questi punti d'incontro e di scambio di notizie notevole era la produzione di ceste di vimini con i salici. Nelle estati fasciste veniva aperto il "Campo solare" riservato ai bambini. Ad un periodo d'abbandono negli anni sessanta seguì la rivalorizzazione del territorio. |
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DOSSO DEL FÀITI.
Il Dosso Fàiti, (in sloveno Fajtji hrib) o Dosso dei Faggi, è una collina di 434 m del Carso sloveno. Si trova nel comune di Merna-Castagnevizza e dalla sua sommità verso nord si può vedere la valle del fiume Vipacco e tutta la piana di Gorizia.
La sua vetta venne contesa più volte durante la Prima guerra mondiale dalle truppe italiane, venendo poi espugnata durante la Nona battaglia dell'Isonzo precisamente il 3 novembre 1916 dalla Brigata Toscana. Il nome deriva dall'omonimo gruppo di case ai suoi piedi verso sud-ovest, ora scomparso e ricoperto dalla vegetazione. |
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LA BAINZIZZA.
L'Altopiano della Bainsizza (sloveno Banjška planota) è un altipiano calcareo boscoso della Slovenia occidentale (a volte riportato erroneamente come appartenente al vicino Carso) a nord-est di Gorizia, bagnato a ovest dal fiume Isonzo e confinante a sud-est con la Selva di Tarnova; è localizzato negli attuali comuni di Nova Gorica e Canale d'Isonzo.
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MONTE ZEBIO 1.819 m s.l.m. (fa parte dell'Altopiano dei Sette Comuni).
La montagna è stata teatro di sanguinose battaglie durante la Prima guerra mondiale: epiche le vicende della Brigata Sassari. L'8 giugno 1917, alle ore 17:30, per cause mai chiarite (si pensa ad un fulmine) scoppiò sulla cima dello Zebio una mina che i soldati italiani avevano predisposto in una galleria, scavata già a partire dall'autunno precedente, per preparare l'attacco del 10 giugno (data di inizio della battaglia dell'Ortigara). La mina seppellì 120 soldati e molti ufficiali della brigata Catania che si trovavano in loco quel giorno in ricognizione in previsione dell'imminente attacco all'Ortigara.
Oggi l'intera zona è considerata Sacra alla Patria e vi è stato istituito un museo all'aperto della Grande Guerra.
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COL DI LANA e MONTE SIEF.
Anonimo, quasi insignificante rispetto alle vette che lo circondano, il Col di Lana è stato descritto come "un nero tumulo in mezzo ai monti pallidi", così può sembrare ad un primo sguardo.
Osservatorio privilegiato durante il primo conflitto mondiale, il Col di Lana fu obiettivo di ostinati attacchi, che spesso si infransero contro il nemico: lo slancio degenerò presto in una guerra sotterranea, fatta di duelli combattuti nelle profondità delle gallerie. Nell'aprile del 1916, durante quella che rimarrà nelle pagine di storia come "la notte della mina del Col di Lana", circa cento kaiserjager persero la vita, nella prima massiccia azione di guerra di mine d'alta montagna.
Nel settembre 1917, nelle gallerie nel monte Sief, gli italiani non riuscirono ad evitare la mina austriaca del 21 ottobre, quando quarantacinque tonnellate di esplosivo scavarono nella cresta un cratere profondo, cha ancora oggi è visibile a chilometri di distanza.
Oggi, chi decidesse di salire dalla sella del Sief verso Cima Sief e il Col di Lana si troverebbe a visitare dapprima un settore del fronte che fu stabilmente occupati dagli austriaci e, una volta oltrepassato il cratere della mina, a percorrere i luoghi conquistati durante l'avanzata italiana fino ai Ciadiniei, la prima postazione significativa presa dagli italiani, nell'ottobre del 1915. Per evitare poi la vetta, il sentiero del Teriol Ladin addolcisce il percorso che gira tutt'attorno al Sief e Lana, sempre attraversando questi luoghi tristemente famosi. |
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MONTE ASOLONE 1.520 m - COL della BERETTA 1.448 m - CIMA GRAPPA 1.775 m.
Su queste alture erbose si combatterono alcune tra le più violente battaglie del Grappa nell'ultimo anno della prima guerra mondiale.
L'Asolone e i Colli Alti, per lungo tempo in mano agli imperiali, era il nodo strategico per controllare il versante occidentale del Grappa. Poco sotto, a Ponte San Lorenzo, correva la strada "Cadorna", l'arteria cardine della difesa italiana, per essa si poteva rapidamente scendere a Bassano del Grappa. Per arrestare l'avanzata, dagli esiti disastrosi, su queste terribili balze vennero sacrificati migliaia di giovanissimi soldati.
Le buche di granata, messe in risalto dalla neve, ne sono ancora testimoni.
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VAL D'ASSA.
La Val d'Assa (in cimbro Asstaal) è una valle dell'Altopiano dei Sette Comuni, sita tra le Province di Trento e di Vicenza (entro i cui ambiti amministrativi si sviluppa principalmente), attraversata dal corso del torrente omonimo.
Come tutto l'acrocoro dei Sette Comuni anche la Val d'Assa è stata teatro di importantissimi eventi bellici, la valle infatti correva lungo il confine tra l'Impero Austro Ungarico ed il Regno d'Italia. In località "Ghertele" si trovava anche uno dei 41 Cimiteri di guerra dell'Altopiano dei Sette Comuni. |
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DOBERDÒ (GO).
La Battaglia di Doberdò è stato uno degli scontri più sanguinosi della prima guerra mondiale, combattuto nell'agosto 1916 tra l'esercito del Regno d'Italia e quello austro-ungarico, quest'ultimo composto prevalentemente da reggimenti ungheresi e sloveni.
Lo scontro, che fa parte della Sesta battaglia dell'Isonzo, ebbe luogo in un'area strategica posta sul bordo più occidentale dell'altopiano di Kras. Dopo aver conquistato la pianura tra Monfalcone e Ronchi dei Legionari, gli italiani tentarono di sfondare in direzione dell'altopiano di Kras, al fine di prendere il controllo della strada di connessione tra il porto di Trieste e la città di Gorizia. Dopo violenti combattimenti e numerose perdite, gli attaccanti riuscirono nel loro proposito. Le forze austro-ungariche si ritirarono, e Gorizia fu conquistata dagli italiani. Tuttavia, questi ultimi non riuscirono ad avanzare verso Trieste, e furono fermati a nord-ovest di Duino.
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PIOVERNA ALTA.
Ai primi di ottobre del 1915 su questa linea era impegnata la 1° armata italiana nell'ennesimo tentativo di raggiungere gli obiettivi che erano già stati fissati in agosto. Dipendevano dal 5° C.d.A. la brigata "Novara" e il 2° Bersaglieri, all'attacco della Bocca di Val Orsara e Malga Pioverna Alta onde conseguire ulteriori progressi verso Nord.
Il Ten. Giuseppe Giulietti ferito al petto e ad un braccio, volle rimanere al suo posto, spingendosi fin sotto alla posizione avversaria, ove, caduto nuovamente e più gravemente ferito alle gambe, continuava con la parola e col gesto ad incitare i suoi bersaglieri. Rimase per quasi due ore sul campo sotto il fuoco nemico, e solo dopo la conquista della contrastatissima posizione, poté essere raccolto e medicato. "Fulgido esempio di eroismo, di spirito di abnegazione e di sacrifizio. Malga Pioverna Alta, 7-8 ottobre 1915".
18-20 settembre 1915 - Attacchi e contrattacchi austriaci tra Malga 2° Posto e Soglio d'Aspio. Il 2º bersaglieri e la brigata Novara accerchiano M. Coston per attaccarlo nei giorni successivi.
23 settembre 1915 - Monte Coston viene occupato.
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AFFONDAMENTO PIROSCAFO "PRINCIPE UMBERTO".
L'8 giugno 1916 fu organizzato il rientro in Italia dall'Albania, via mare, del 55º Reggimento fanteria, che constava di 2605 effettivi del Regio Esercito. Per il trasporto c'era un convoglio formato, oltre che dal Principe Umberto, dal piroscafo Ravenna, con la scorta dall'esploratore Libia e dai cacciatorpediniere Insidioso, Espero, Impavido e Pontiere.
Sul Principe Umberto i 2821 uomini erano così ripartiti: Sottufficiali 75 - Ufficiali 58 - Truppa 2445 - oltre a 216 persone fra equipaggio, personale della Marina mercantile e stato maggiore - Ufficiali della Regia Marina 2 - Marinai della Regia Marina 25.
Il convoglio salpò alle 19, e dopo poco la rotta del convoglio s'intrecciò con quella di un sommergibile austro-ungarico, l' U 5. Da circa un chilometro di distanza, una quindicina di miglia a sudovest di Capo Linguetta, l' U 5 lanciò due siluri. Il Principe Umberto, colpito a poppa, s'inabissò nel giro di qualche minuto, trascinando con sé 1926 uomini. Solo 895 poterono essere tratti in salvo.
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FALZÀREGO.
Il Passo di Falzàrego (Fouzargo in ladino, 2.109 m s.l.m.) è un valico alpino del Veneto, in provincia di Belluno, che mette in comunicazione l'alto Agordino con Cortina d'Ampezzo tramite la Strada statale 48.
Le prime gallerie e trincee furono scavate nell'ottobre del 1915 da un plotone di alpini. In seguito, con la disfatta di Caporetto nell'ottobre del 1917 gli italiani dovettero retrocedere alla linea del Grappa e del Piave. Gli alpini italiani combatterono contro gli austriaci che erano appostati al Passo di Valparola, poco sotto il Passo Falzàrego. Le gallerie furono scavate in soli 6 mesi con l'aiuto di martelli pneumatici. La roccia veniva espulsa dalle gallerie di notte o durante delle nevicate tramite alcune aperture delle gallerie che avevano diverse funzioni, da quelle di aerazione a feritoie o cannoniere. Entrambi gli eserciti capirono l'inutilità di spararsi dalle postazioni e iniziarono a scavare gallerie per posizionare mine. Su questa montagna esplosero 5 mine: 4 austriache contro la Cengia Martini e 1 italiana per conquistare il Lagazuoi. Ancora oggi è possibile vedere i crateri.
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VALLONE di JAMIANO.
Nella prima parte della prima guerra mondiale, i reggimenti della brigata Cremona, inquadrati nella 16ª Divisione, tennero il fronte da Gorizia a Monfalcone. Si distinsero in particolare nella sanguinosa battaglia del Vallone di Jamiano (autunno 1916),
Il 1º novembre 1859 si forma la Brigata "Cremona" costituita dal 22º Reggimento Fanteria e dal 21º Reggimento Fanteria.
Jamiano è un piccolo paese che si trova in pieno Carso, sulla strada del Vallone, l'antica strada postale austroungarica.
È una frazione del Comune di Doberdò del Lago (GO), il principale comune del Carso goriziano, abitato in prevalenza da sloveni che conservano tradizioni e valori autonomi.
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ORTIGARA.
La battaglia dell'Ortigara, denominata in codice Azione K, fu una violentissima battaglia d'alta montagna combattuta dal 10 al 25 giugno 1917 tra l'esercito italiano e quello austriaco, che vide impiegati 400.000 soldati per il possesso del Monte Ortigara, sull'altopiano di Asiago. Si tratta della più grande battaglia in quota mai combattuta.
Le forze italiane ritennero la battaglia necessaria perché gli austriaci si erano ritirati su posizioni difensive più favorevoli, dalle quali potevano minacciare alle spalle le armate del Cadore, della Carnia e dell'Isonzo.
La linea austro-ungarica partiva dal torrente Assa (sponda destra, poi sponda sinistra all'altezza di Roana) all'estremità occidentale dell'Altopiano dei Sette Comuni, passando per i Monti Ortigara, Rasta, Zebio, Colombara, Forno, Chiesa e Campigoletti.
TAPUM (versione originale)
è una delle più note canzoni della Grande Guerra
nata nelle trincee italiane, il ritornello è ispirato
al rumore della fucileria austro-ungarica.
Venti giorni sull'Ortigara
senza il cambio per dismontà;
ta pum ta pum ta pum (2 volte)
E domani si va all'assalto
soldatino non farti ammazzar;
ta pum ta pum ta pum (2 volte)
Quando poi si discende a valle
battaglione non hai più soldà;
ta pum ta pum ta pum (2 volte)
Nella valle c'è un cimitero
cimitero di noi soldà;
ta pum ta pum ta pum (2 volte)
ecc. |
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VITTORIO EMANUELE III di Savoia (Vittorio Emanuele Ferdinando Maria Gennaro di Savoia; Napoli, 11 novembre 1869 - Alessandria d'Egitto, 28 dicembre 1947) fu re d'Italia (dal 1900 al 1946), imperatore d'Etiopia (dal 1936 al 1943) e re d'Albania (dal 1939 al 1943).
Figlio di Umberto I di Savoia e di Margherita di Savoia, ricevette alla nascita il titolo di principe di Napoli, nell'evidente intento di sottolineare l'unità nazionale, raggiunta da poco. Abdicò il 9 maggio 1946 e gli succedette il figlio Umberto II. |
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Uno straziante stornello velletrano dell'epoca: |
Vittorio Manuelle, famme guerriera,
manneme col mio amore a Col di Lana,
che a Trieste pianterem bandiera.
Cartolina regalata ai soldati al momento di
iscrizione nel Distretto Militare di Frosinone.
14/15 |
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