IL  SARCOFAGO  DI  VELLETRI


 
 
 

Velletri  10 luglio 1955 - Ritrovamento del sarcofago del
2° sec. d. C. con raffigurazione delle fatiche di Ercole.
Balilla Lungarini Ass. ai Lavori Pubblici controlla i resti umani.

 

Con questa pagina si vuole solamente presentare VISIVAMENTE e MITOLOGICAMENTE il "Sarcofago delle Fatiche di Ercole" con nozioni semplici, non ci addentreremo nella parte tecnica, archeologica, interpretativa o scientifica, lasciamo tutto questo agli esperti.
Il "Sarcofago di Velletri" (così è chiamato dalla comunità scientifica) è stato ritrovato casualmente nei primi giorni di luglio del 1955 in Velletri località Colonnella, esso è composto di tre pezzi distinti e separati: base, modulo o cassa, tetto o coperchio, e misura 254 cm di lunghezza, 125 di larghezza, 162 di altezza. È stato appurato che il complesso è formato da due tipi di marmi, la base e il coperchio provengono dal monte Pentelico a nord di Atene, invece il modulo centrale è di Luni, l'antico insediamento romano presso Carrara.

 

Velletri  16 marzo 1958 - L'Ambasciatore del Messico Ramon Beteta
visita al comune il Sarcofago con le autorità e il sindaco Bruno Murano.

 


Un po' di mitologia


Chi era Ercole?
ÈRACLE dal greco Herakles (romano Ercole)
Nato a Tebe e, manco a dirlo era figlio di Zeus. Questi, talmente innamorato di Alcmena, prese le sembianze del marito Anfitrione che era in viaggio, e fece durare la notte, che passò con lei, 24 ore.
Zeus predisse ad Alcmena che il primo bambino che sarebbe nato in famiglia avrebbe regnato su tutti i discendenti di Pèrseo; ma Hera (moglie di Zeus) gelosa e vendicativa, saputolo, prima di Èracle fece nascere Euristeo, figlio di Stènelo zio di Alcmena, e mandò per vendicarsi due serpenti a strangolare il neonato Èracle, ma questi ne prese uno per mano e ne schiacciò la testa dando così la prova della sua forza straordinaria; fu per questo chiamato Èracle, cioè “contro la volontà di Hera”.
Ancora giovincello, Èracle imparò da Radamanto l’uso dell’arco, del quale, poi, doveva divenire insuperabile; da Castore l’arte di combattere a mano armata, e dal centauro Chirone la medicina e la chirurgia.
Creone re di Tebe gli diede in sposa la figlia Megara, e da lei Èracle ebbe tre figli. Quando la fama della forza e della destrezza di Èracle cominciò a correre per il mondo, Euristeo, sospettando di essere spodestato, si rivolse all’implacabile Hera, la quale provocando all’eroe un eccesso di follia, gli fece uccidere la moglie Megara e i tre figli avuti da lei.
Per espiare questo triplice delitto si mise al servizio di suo zio Euristeo, il quale gli impose le famose 12 fatiche (che vedremo in seguito insieme alle immagini del sarcofago).
Ci sono numerose altre gesta che vanno ricordate, per esempio: la lotta col gigante Anteo; l’uccisione di Busìride; la liberazione di Esione da un mostro marino al quale era stata esposta nuda, sul litorale marino, per essere divorata.; e l’incatenamento dei Cèrcopi.
Per aver ucciso, in un trasporto di collera, il proprio amico Ifito, venne a contesa con lo stesso Febo, e ci volle un fulmine di Zeus per dividere i due contendenti: fu condannato all’esilio negli alloggi della Lidia, così si compì l’oràcolo, che diceva dell’umiliazione dell’eroe alla corte della regina Ònfale, costretto a filare la lana, vestito da donna tra le ancelle della regina.
Ripresa la libertà distrusse Troia uccidendo Laomedonte e tutti i suoi figli ad eccezione di Prìamo che ricostruì la città.
A questo breve riassunto, vanno aggiunte altre e svariate imprese attribuite dalla leggenda a questo, che fu il più grande eroe greco. S’invaghì poi di una sacerdotessa di Atena con la quale generò Tèlefo. Sposò Deianira, e da lei ebbe Illo, questa gelosa di Iole, figlia di Eùrito, mandò al marito una tunica bagnata nel sangue del centauro Nesso, credendo fosse un filtro amoroso; ma la tunica causò un così gran dolore ad Èracle che si suicidò gettandosi in un rogo. Tra i bagliori delle fiamme l’eroe salì all’Olimpo dove divenne immortale. Qui Hera riconciliatasi con lui, gli diede in sposa sua figlia Ebe dea della giovinezza.
È raffigurato seminudo, avvolto nella pelle del Leone Nemeo, una mano appoggiata alla clava, il capo coronato di foglie del pioppo bianco. Si narrava, che la foglia di questo albero, bianca da tutte e due le parti, avrebbe, in seguito preso la tinta scura dalla parte esposta al fumo di cui è sempre avvolto l’inferno, allorquando l’eroe lo discese.


Seguiremo cronologicamente le 12 fatiche di Ercole, partendo
dal lato piccolo A, con la prima fatica, e seguendole in fila in B, C.
L'antico ordine tradizionale delle fatiche è riportato da Apollodoro.
Sul lato D seguiremo le altre storie degli dei.

 

Sarcofago di Velletri - Lato A e B

 

 

Sarcofago di Velletri - Lato C e D

 



Le 12 fatiche di Ercole


Lato   "A"

Iª   fatica

 

IIª   fatica

LEONE NEMEO
Leone mostruoso dalla pelle invulnerabile, figlio di Tifone e di Echidna, non poteva essere ucciso con le armi, avendo questo tipo di pelle.
Per aver ragione su di lui Èracle, nella prima fatica, lo costrinse a rifugiarsi nella tana della valle Nemea, dopo averlo inutilmente colpito con le frecce e stordito con i formidabili colpi della sua clava lo soffocò, con la stretta delle sue braccia di acciaio. Poi, scuoiatolo, con la pelle si fece una veste e con la testa un elmo.




 

IDRA di LERNA
Mostro figlia di Echidna e di Tifone, viveva nella palude Lerna vicino la città di Argo. Il corpo di lei era, per metà, quello di una bella ninfa, e, per metà, quello di un serpente con nove teste (le quali, anche se recise ricrescevano se non fossero state mozzate tutte insieme). Uccideva uomini e bestie che gli capitavano a tiro. Èracle con l’aiuto di Iolao l’uccise nella sua seconda fatica, incendiato il bosco vicino alla palude e coi tizzoni ardenti cauterizzava le teste recise, e maciullò con un macigno quella che era immortale; poi nel sangue della fiera affondò le sue frecce che, da allora, causavano ferite non rimarginabili.



Lato   "B"

IIIª   fatica

 

IVª   fatica

CINGHIALE di ERIMANTO
La cattura del cinghiale di Erimanto, che devastava l’Elide e l’Arcadia, è la IIIª fatica di Èracle.
Inseguita la fiera fino alla vetta del monte Erimanto, egli l’afferrò per le quattro zampe e la portò viva dinanzi ad Euristeo che, al solo vederla, per non morire di spavento corse a nascondersi in una botte.

 

La CERVA di CERINEA
La cattura della cerva di Cerinea, che aveva i piedi di rame e le corna d’oro, era sacra ad Artèmide, pascolava per i dirupi del monte Cerinea con tanta agilità e leggerezza nella corsa, che nessuno aveva mai potuto raggiungerla: è la IVa fatica di Èracle che riuscì a prendere dopo un anno d’inseguimento mentre stava per sfuggirgli gettandosi nel fiume Ladòne.


Vª   fatica

 

VIª   fatica

UCCELLI STINFALIDI
Mostruosi uccelli rapaci, popolavano il lago Stìnfalo nell’Arcadia, avevano artigli, becco ed ali di bronzo e penne leggere dello stesso metallo, di cui essi si servivano per lanciarle sui malcapitati viandanti, come fossero frecce, e poi si nutrivano di carne umana. Anche Oileo padre di Aiace rimase ferito da una loro piuma quando prese parte alla spedizione degli Argonàuti.
Èracle li sterminò nella Vª fatica.

 

IL CINTO delle AMÀZZONI
Figlie di Ares, erano donne guerriere abitanti nella Cappadocia. Per avere figli si univano con i Gargareni. Restituendo ai padri i figli maschi, mentre tenevano le femmine a cui bruciavano il seno destro fin da piccole, per poter così imbracciare meglio l’arco (a mazos=senza seno).
Èracle nella VIª fatica uccise la regina Ippòlita e gli rubò la cintura d’oro tanto desiderata da Admeto figlia di Euristeo.


VIIª   fatica

 

VIIIª   fatica

Le STALLE di AUGIA (gr. Augeias)
Re degli Epei, figlio di Posidone, celebre per i suoi sterminati armenti. Impose ad Èracle di ripulire nella VIIª fatica le sue stalle dal letame che vi si era accumulato in 30 anni, dato che lui si assentò per partecipare alla spedizione degli Argonàuti, in cambio di un decimo della mandria di 3000 capi e la figlia Epicasta. L’eroe riuscì nell’impresa deviando nelle stalle gli alvei dei fiumi Alfeo e Peneo; con la violenza della loro corrente, spazzarono l’enorme sudiciume.
Augia si rifiutò di pagare il compenso pattuito, così Èracle lo uccise mettendo anche a sacco la città.

 

La CATTURA del TAURO
Il toro bianco sorto dal mare che Minosse chiese a Posidone per confermare il suo diritto sul trono di Creta, con la promessa che poi lo avrebbe sacrificato. Dato che non rispettò la promessa, Posidone spinse la moglie di Minosse all’amore per il toro.
Pasìfae pazza per il bel animale, riuscì a farsi possedere chiudendosi in una vacca di legno fattasi costruire da Dèdalo. Da questa unione mostruosa nacque il Minotauro, dal corpo umano e dalla testa taurina.
Il furioso toro venne catturato da Èracle nell' VIIIª fatica, lo portò a Micene dove lo liberò. Fu ucciso in seguito da Teseo.


IXª   fatica

 

Xª   fatica     (Lato   "C")

Le CAVALLE di DIOMEDE
Diomede era il crudele e sanguinario re di Tracia, regnava sui Bistoni, figlio di Ares. Era solito dare in pasto alle sue feroci cavalle gli stranieri che catturava. Nella IXª fatica venne vinto e ucciso da Èracle che gli fece fare la stessa fine, dandolo come biada alle sue stesse cavalle. Però Euristeo, quando queste gli furono condotte davanti, per paura preferì lasciarle libere.




 

La MANDRIA di GERIONE
Gigante con tre teste figlio di Crisàore e di Callìroe. Èracle per rubargli la mandria, uccise il cane Ortro (mostro figlio di Echidna), che custodiva l’armento di rossi buoi giganteschi che venivano nutriti dal tiranno con carne umana. Quando Gerione cercò di bloccare il suo branco Èracle uccise anche lui. Di ritorno con i buoi, fu derubato delle quattro coppie più belle dal gigante Caco. L'eroe lo sorprese nella sua grotta (Antro di Caco) e, dopo una violenta lotta, lo strozzò, recuperando gli animali, e compiendo così, la sua Xª fatica.



Lato   "C"

XIIª   fatica

 

XIª   fatica

CÈRBERO gr. Kerberos
Cane pluricefalo (tre teste), queste stavano a significare il presente, il passato ed il futuro. Lui era al di là del fiume Acheronte ed aveva l’incarico di difendere gli Ìnferi.
Feroce con i vivi che volevano passare, accoglieva invece scodinzolando le anime defunte, che gli offrivano il dolce al miele posto nella loro tomba insieme alla moneta per il traghettatore. Èracle con la sua forza riuscì a portarlo fuori dall'Ade, per poi scendere all’inferno e riprendere Alcesti; poi lasciò andare Cerbero per proseguire l'incarico che gli avevano affidato gli dei.

 

Le MELE d’ORO delle ESPERIDI
Nell’ XIª fatica Èracle fu costretto ad uccidere il drago Ladone (figlio di Forco e di Ceto) che custodiva le mele d’oro delle Espèridi, per poterle recuperare.












Figure ed elementi decorativi


Angoli   "A"


 

Angoli   "C"


Gli angoli dei frontali A e C sono quasi simmetrici,
e le figure scolpite a 45° si affacciano anche sui lati B e D.


LE AQUILE (in alto)
Nella mitologia romana, l’aquila era consacrata al sommo Giove (gr. Zeus), e alla dea Giunone (Hera). Questo uccello era il simbolo dell’impero romano.

LE CARIATIDI (al centro)
Detta anche "canèfora", è una scultura utilizzata come elemento architettonico utilizzato al posto di una colonna, rappresentata da figura femminile.
Il nome (karyàtis) significherebbe "donna della Caria": le donne di quella regione sarebbero infatti state rese schiave, ma pur mantenendo le loro vesti e attributi matronali non sembrano tradire la fatica derivante dal reggere il peso, sembrano piuttosto rappresentare delle korai (fanciulle).
In tutto se ne contano ben 14, e solamente le 2 del "Lato A" sembrano poggiare su due alberi di palma.

COLONNINA TORTILE (con capitello ionico)
In tutto sono 6: due in ogni lato stretto e due nel "Lato B".

PROTOME TAURINO
Testa e busto di toro che fuoriesce da un cespuglio d'acanto, l'elemento decorativo florealele dell'architettura greca più rappresentativo.
Il toro è visto come un simbolo di forza invincibile, di sacrificio, di altruismo, simboleggia la figura maschile, come inizio della fecondazione.
In Grecia, il toro era dedicato a Helios dio del sole.
Le 4 teste sono le più sporgenti e le più massicce di tutta la cassa, sembrano e forse erano i 4 punti per poterla sollevare.

PILASTRINO DECORATO (con vaso e tema floreale)
Sono 6 come le colonnine e sono posti al di sotto di esse: due in ogni Lato "A" "B" "C".

Parte superiore   Lato   "A"


Parte superiore   Lato   "C"


LA SFINGE (in alto)
Nella mitologia greca, la Sfinge è raffigurata con le ali e con la testa di donna. Essa sarebbe stata mandata da Hera sopra una rupe del monte Citerone, poneva un indovinello ai viandanti, e divorava chi non riusciva a risolverlo.
Le Sfingi su in alto sono 10 in tutto: due in ogni lato stretto e sei nel "Lato D".

PALMETTE A NOVE LOBI
Rilievi molto comuni per l'epoca.
Due intere e due mezze in ogni lato stretto; sei intere nel "Lato B" e sei mezze nel "Lato D".
Le palmette sono circondate da roselline.

GIGANTE ANGUIPEDE
Nella mitologia greca, gigante con i piedi a spire serpentine.
Uno dei ventiquattro giganti anguipede figli di Urano e Gaia.
Dopo che gli dei dell'Olimpo furono imprigionati dai Titani nel Tartaro, il gigante Porfirione e i fratelli provarono a scalare il monte Olimpo per impossessarsene.
Tra i giganti più famosi troviamo: Agrio, Alcioneo, Clitio, Encelado, Eurito, Gratione, Ippolito, Pallante, Polibote, Porfirione, Toone.


Parte inferiore   Lato   "A"



Parte inferiore   Lato   "C"


ATLANTE
Figlio di Giapeto e di Climene. Fu uno dei Titani che mossero guerra a Zeus tentando di scalare l’Olimpo. Gli dei lo punirono e lo misero a sostenere la volta celeste.
Èracle si accollò il cielo (o mondo) in sua vece mentre Atlante rubava per lui i pomi alle figlie Esperidi nell’undicesima fatica (una delle tante versioni). La sua dimora era la catena di Atlante, perché Pèrseo lo pietrificò mostrandogli la testa della Medusa.
Si attribuisce ad Atlante una profonda conoscenza dell’astrologia.
In tutto il complesso se ne contano ben 12 (4 per lato "B" e "D"), ma solamente le 2 del "Lato A" sostengono la volta con un braccio solo.

SCENA Lato "A"
Il sacrificio di due montoni (o tori).
(Tutto il lato "A" parla della morte, finendo con un sacrificio romano, ed un Atlante stanco che sembra lasciare cadere la volta delle edicole superiori).

SCENA Lato "C"
Una tranquilla vita pastorale.
(Tutto il lato "C" (contrapposto) parla della vita, finendo con la presentazione degli agnelli). Al centro campeggia un albero (forse della vita) su cui due agnelli si appoggiano per mangiare le foglie più alte, e ai lati due pastori: il primo con a fianco un agnello accovacciato e l'altro mentre accarezza un altro agnello.




Parte centrale   Lato   "A"

SCENA PRINCIPALE

Il DEFUNTO (forse il committente) entra nella porta dell'aldilà e si presenta al cospetto della divinità donando un'offerta con la "patera".
Da notare come questa immaggine sia speculare con la XIIª fatica messa (non in sequenza) dallo scultore al centro del "Lato C", dove Èracle riesce a portare fuori dall'Ade, Cerbero, per poi scendere all’inferno e salvare Alcesti, moglie adorata di Admeto.

(Dico un'eresia agli occhi degli esperti: "Come la morte e la resurrezione siano il centro focale ed opposto di tutto il complesso").


Bibliografia
Moreno Montagna- spunti da “Tesina dei Personaggi Mitologici”
AAVV - spunto tratto da “Museo & Territorio”

   

Foto di:
Università del Carnevale

 
 

Seconda Parte