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      CONVENTO S. FRANCESCO
      CASERMA S. FRANCESCO
      CASERMA GARIBALDI
      C A S E R M A C C I A
V E L L E T R I

Il Teoli dice che i primi Francescani furono introdotti in Città dal loro fondatore, S. Francesco, nel 1222, quando egli passò da qui per recarsi a Napoli.
Il convento però fondato dal Santo, non era l’attuale; ma esisteva fuori porta Romana, nella proprietà già dei Graziosi, ed ora Grecco località che conservò il nome di S. Francesco Vecchio dopo che i Frati vennero ad occupare l’ediflcio di cui andiamo ragionando.
Il convento, od attuale caserma, era ed è spaziosissimo, con portico e chiostro centrale ornato all’intorno di affreschi rappresentanti la vita del Serafico d’Assisi, pitture che ora più non si ravvisano perché coperte dalla solita tinta dovuta al vandalismo moderno. Aggiunta al convento, era un’antichissima chiesa, la quale nel suo stato primiero doveva essere interessantissima per la sua architettura stante che di epoca anteriore al secolo XIII.
Infatti i Francescani ebbero la detta chiesa e convento, dai Benedettini verso il 1244; ma il locale era vecchissimo e cadente; quindi doveva rimontare per lo meno al secolo antecedente.
Il Teoli, da cui tolgo queste notizie nell’opera citata, dice che la chiesa, come egli la vedeva, era antica, cioè rimontava a circa quattro secoli indietro, quando venne riedificata dai Francescani allorché l’ebbero dai Benedettini in uno stato pressochè fatiscente.
Però noi saremmo stati ben lieti di averla oggi nello stato in cui ce la descrive il Teoli nel 1648, e non come ora la vediamo, e ciò anche per poco tempo, poiché in breve sparirà del tutto. (1)
Fu la chiesa adunque ricostruita totalmente nel 1825, e sappiamo che in quell’epoca sulla porta della medesima ancora esisteva lo stemma dei Benedettini.
Un devastatore insipiente, sotto l’usbergo della cocolla fratesca, e colla presunzione di dotto, in occasione della suddetta riedificazione, tolse o manomise tutte le memorie marmoree esistenti in quella chiesa, o le relegò o gettò chi sa dove, se pure non le adibì per qualche uso anche più ignobile.
Si perdette così il sepolcro del nostro illustre Mancinelli, quello del valoroso capitano Foschi morto in difesa della patria; l’altro del Bassi, il più antico storico di Velletri; eppoi quello dei Lucci, degli Attiveri, dei Petrucci, dei Legni e tanti altri di cui sarebbe troppo lunga l’enumerazione.
Dall’ecatombe promossa da questo Reverendo, che s’appellava Luigi Pisani ed era Provinciale dei Conventuali, ben poche cose si salvarono.
Rimane infatti oggi qualche lapida sparsa qua e là nel chiostro dell’attuale caserma; si conserva nell’atrio terreno del detto edificio un bassorilievo del 1624 rappresentante una donna, certa Euridice Monticelli, con la scritta SOLVM MIHI REMANET SEPVLCRVM; e finalmente nella chiesa, dove non fu rimosso, esiste il sepolcro con la memoria in marmo dell’Arcivescovo Bonaventura Teoli storico e cittadino veliterno.
Queste poche cose ancora avanzano, forse per mera casualità, il resto, comprese le molte lapidi romane, tutto andò perduto.
Se ancora possiamo vedere la tomba del Teoli, lo dobbiamo forse dall’essere stato egli dell’ordine Conventuale, e quindi il suo riposo non manomesso dal Pisani, trattandosi di un correligionario.
Non dispiacerà al lettore, che di questo dotto prelato Veliterno ne traccia qualche cenno biografico, potendosene peraltro leggere una completa vita, da me redatta, nella seconda edizione del Teatro Istorico di Velletri da esso scritto, e di cui spesso mi servo per la compilazione del presente lavoro.


(1)    QUESTO PREVEDEVA IL TERSENGHI NEL 1910, FACILE PROFEZIA,
INCOMPRENSIBILMENTE QUESTO IMPONENTE EDIFICIO MILLENARIO
RIMANE TUTTORA FATISCENTE, E SONO PASSATI PIU' DI CENT'ANNI.


Da: Velletri e le sue Contrade, 1910 - Augusto Tersenghi.
Foto: Archivio Fotografico dell'Università del Carnevale.