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Velletri 11 maggio 1863 - Pio IX nel suo storico viaggio in Ciociaria, dalla carrozza papale detta "balconata" riceve l'omaggio delle autorità veliterne |
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La storia della linea ferroviaria Pontina, via Sezze Romano, inizia il 27 maggio 1892 quando la Rete Mediterranea inaugurò il tratto Velletri - Terracina, diramazione dell'allora ferrovia Roma - Velletri - Colleferro - Caserta - Napoli.
Lungo i 79 km di questo tracciato si contavano 8 stazioni: Giulianello, Roccamassima, Cori, Cisterna di Roma (oggi Cisterna di Latina), Sermoneta, Norma, Bassiano, Sezze Romano, Piperno (dal 1928 Priverno), Sonnino e Terracina e 2 fermate a Ninfa e Frasso.
Velletri, in quel tempo era un importante nodo ferroviario, e permetteva di raggiungere, per chi era nella necessità di farlo, sia Roma sia Napoli via treno.
Il traffico sulla nuova diramazione però non fu mai elevato sia per la scarsa densità dei paesi attraversati che per la distanza tra le stazioni.
La linea diviene così una ferrovia secondaria al servizio delle zone pontine infestate dalla malaria e lontane dalla capitale, pertanto il treno, seppur lento, era l'unico mezzo efficiente per gli spostamenti in quelle zone.
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Ponte di Papazzano e a sx la casa cantoniera. Alla fine del 1958, la linea che portava fino a Priverno viene smantellata, rimaneva ancora fino al 1965 la tratta fino a Lariano: qui dopo il ponte le due linee si diramavano, unica testimonianza i due segnali semaforici di avviso (sx per Terracina, dx per Colleferro) (ricostr.) |
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A causa del percorso tortuoso la linea creava molti problemi, sia al traffico merci che, come per il viaggio della Regina Margherita da Roma a Terracina, nel 1904, non fu possibile perché dopo Velletri la ristrettezza delle curve e le pendenze non consentivano il passaggio della carrozza reale, così la Regina fu costretta ad utilizzare un apposito treno messo a disposizione dalla RM.
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Un biglietto dell'epoca Roma-Velletri-Terracina |
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Da quel lontano 1892 la situazione del traffico sia viaggiatori che merci mutò moltissime volte.
Il 17 febbraio 1922 Terracina si collega sulla linea Roma/Napoli e sempre sulla stessa linea nel 1927 viene annessa la stazione di Piperno, venendo di fatto raddoppiata: da una parte le corse Terracina/Roma via Campoleone e dall'altra quelle secondarie per Velletri.
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La vecchia stazione di Giulianello ai giorni nostri |
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Passata la guerra e la ricostruzione il 1/10/1957 viene chiuso il tratto Priverno/Velletri, mentre rimane in vita il tratto Priverno/Terracina.
Dieci mesi dopo, il 7/10/1958 sulla Gazzetta Ufficiale viene pubblicato il decreto di soppressione, e in brevissimo tempo l'intera linea verrà smantellata, con un dinamismo mai visto prima.
Con il DPR n° 416 dell'11/03/1958 viene definitivamente soppressa la tratta Lariano/Colleferro, mentre la tratta Velletri/Lariano continua ad essere utilizzata come raccordo merci, per l'inoltro delle tradotte composte da carri pianale da caricare con tronchi di castagno, utilizzati dalle poste italiane per i pali telegrafici.
Questo servizio durerà fino al 1965, quando con il DPR del 4/07/1965 viene definitivamente chiuso anche l'ultimo tratto rimasto in esercizio. Da allora nessun treno circolerà più sulla linea, che come l'altra verrà rapidamente smantellata.
● C'e' anche da aggiungere che vi transitava (notizia constatata da molti ferrovieri), fino intorno al 1954/55, una "Littorina" che collegava Velletri con Terracina.
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La vecchia stazione di Cori in completo stato di abbandono |
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È chiaro che nessuno può raccontare esattamente la giornata ideale di un macchinista o di un ferroviere di fine '900, ma verosimilmente le situazioni emozionali alla gestione del mezzo sarebbero potute essere queste:
"La lanterna a carburo del casellante oscillava rassicurante nella penombra che nell’anticipo della notte incombente lentamente oscurava il paesaggio.
Lanciando due fischi con la sirena, il macchinista, approssimandosi all'incrocio con una strada del passaggio a livello, avvisava dell'imminenza del suo transito.
Il pastore che nella quotidianità immutabile dei suoi gesti portava il gregge all'ovile, con la sua presenza calmava le pecore spaventate, e nel farlo l'uomo agitava la mano in un gesto di maledizione rivolta verso la locomotiva sbuffante, mentre i cani abilmente istruiti tenevano al passo gli animali belanti.
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Cartolina della stazione di Sezze Romano anni '50 |
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Avvicinandosi alle stazioni, la locomotiva lasciava una lunga scia di fumo grigio che nella sua dissolvenza impregnava l'aria del forte odore tipico dell'antracite. - Ancora 'n ora p' arivà 'n casa, e forse puro de più! - Questo l'intercalare tra il macchinista e il suo aiutante fuochista nell'ultima corsa che da Terracina li avrebbe condotti a casa, a Velletri.
Nella stazione fioche lampade erano già accese, non c'erano passeggeri in attesa, e il capostazione dietro l'importanza della sua divisa, accoglieva l'arrivo della locomotiva serie 625 che sferragliando arrestò la sua corsa sbuffando vapore come fa un cavallo dalle froge dopo una lunga corsa."
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Il lato nord della vecchia stazione di Priverno ai giorni
nostri, ancora con l'iscrizione e tronconi di binari semicoperti |
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Queste macchine erogavano una potenza di 800 CV ad una velocità massima di 80 km/h. La caldaia lavorava ad una pressione di 12 kg/cm2, e il locomotore 625 aveva un tender a tre assi con scorte di 5 tonnellate di carbone e 12.000 litri di acqua. Questo tipo di treno fu chiamato ironicamente in tutta l'area, "tuppitto", si presume avesse il significato onomatopeico, chiaro riferimento dell'effetto ritmico rumoroso prodotto nell'avanzamento.
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Un segmento dell'antica recinzione:
ANNO 1954 Committente A. VELO - FONTANIVA - PADOVA - |
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Il 19 Aprile 1997 vengono festeggiati i 135 di vita dell'antico tratto ferroviario Roma/Velletri con una mostra fotografica svolta a Velletri: con l'occasione l'Università del Carnevale insieme con l'Amministrazione comunale, pubblica un opuscolo con riproduzioni di stampe antiche e della medaglia celebrativa emessa nel 1862. Per avvenimento le Poste Italiane effettuano anche uno speciale annullo filatelico.
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Stazione di Sonnino ai giorni nostri con un regalo inatteso: sul binario in disuso un carro merci abbandonato all'incuria |
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Riassuntino generale,
la direttissima Roma-Napoli venne completata nel 1926, ed il progetto risaliva ai primi anni '10, dunque in tempi in cui ancora Mussolini non era diventato Presidente del Consiglio.
Quindi se il progetto della bonifica fosse stato avviato fin da subito, cioè nei primi anni '20, forse si sarebbe potuto modificare in corso d'opera facendo una variante per far passare la linea più al centro dell'Agro Pontino e magari mettendo in linea Terracina.
Però nel 1926, proprio quando la linea era quasi terminata venne approvata la legge Mussolini o legge Serpieri, che si proponeva di bonificare le paludi pontine.
Và inoltre ricordato che nel 1932 fu realizzata la linea Campoleone-Nettuno, la cui stazione di testa fu realizzata in modo tale da diventare di transito se in un futuro si fosse pensato di estendere la linea fino a Latina.
Purtroppo il tratto Nettuno-Latina non venne mai realizzato.
Per quanto riguarda la Velletri-Terracina che passava per Sermoneta Scalo, è rimasto attivo ed elettrificato negli anni 80 solo il tratto Fossanova-Terracina, mentre il tratto Fossanova-Priverno che in un primo momento si voleva elettrificare è stato abbandonato a se stesso e dismesso. Quindi anche se in pessimo stato è rimasto attivo ed elettrificato solo il tronco Roma-Velletri.
IL VARO DELLA 625.017
Prendete una locomotiva a vapore fresca di restauro, una bottiglia di spumante, un gruppo di sfrenati ferramatori, quattro ferrovieri (più matti degli appassionati stessi) e la stazione di Velletri, metteteli insieme, mescolate bene il tutto e... scappate dalla cucina: la pentola esploderà subito!
Questo è quello che è successo domenica 19 settembre 1999, il giorno in cui è tornato ufficialmente il vapore a Roma.
Era il 1° ottobre 1995: alle otto del mattino, un amico, operaio della manutenzione alla trazione termica di San Lorenzo, mi annunciava l'arrivo di una 625 e di una 880 trovate chissà dove; gli occhi azzurri e l'inconfondibile sorriso già anticipavano sognanti le sfrenate corse in piena linea... Non vedevamo l'ora!
Nel frattempo la 740.436, durante il trasferimento a Napoli subiva una grave perdita d'acqua dai tubi bollitori nella camera a fumo e, al rientro a Roma, complice anche la scadenza della caldaia, veniva tolta dal servizio per riparazione.
Sono ormai passati più di tre anni e mezzo da quel lontano 26 Maggio 1996, quando la nostra 740.436 effettuò l'ultimo treno del nostro Gruppo con destinazione Orte: una giornata memorabile, un'autentica festa...
Da allora più niente!
Sembrava tutto perduto, era svanita anche la notizia sulla 625!
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La 625-017 rimessa a nuovo |
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Il pomeriggio di domenica 17 giugno entrai nella rimessa della trazione Diesel e la trovai lì, splendente e luccicante in ogni singola parte, in ogni strumento, in ogni bullone, la tabella di coda ancora fra i respingenti del tender a testimoniare che dall'arrivo non era stata più toccata; e così, avvolta dall'irreale silenzio della rimessa, guardavo estasiato quasi con le lacrime agli occhi quella «fetta» della nostra storia riportata alla vita, pronta ad affrontare il ventunesimo secolo, portavoce delle origini del nostro Paese, troppo importante per andare irrimediabilmente perduta nel piazzale di un demolitore. Non era una macchina di Pietrarsa, era di San Lorenzo, pronta per essere accesa!
La notizia si propagò come un'epidemia per tutta la città... ed oltre, almeno fino a Latina!
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Velletri 19/9/1999 - Foto del gruppo macchinisti, operatori e familiari |
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Passò l'estate e, grazie al DLF di Roma e al comune di Lanuvio, cittadina dei Castelli Romani, organizzammo il treno d'epoca per la «Festa dell'uva e del vino» il 19 settembre '99; il compito del Gruppo, oltre alla pubblicità e alla vendita dei biglietti, era la scorta al treno vuoto per l'ultimo tratto fino a Velletri. Alle 10 di quella domenica mattina la stazione di Roma Tiburtina fu scossa dai fischi e dalle fumate di questa appariscente e vanitosa mattatrice protagonista della giornata, la 625. 017 per la prima volta esposta al pubblico.
Alle 11,30 entriamo nella stazione di Velletri, per l'occasione presenziata da un manovratore per la manovra della locomotiva, il cui ritorno sarà effettuato a tender in avanti; appena fermi, la 625 viene tagliata e si dà il via al cambio di direzione.
Un tempo qui c'era il Deposito Locomotive, regno incontrastato delle 880, con la piattaforma girevole, le colonne idrauliche, la carbonaia; ma oggi la locomotiva non si gira più, alla fontanella della stazione attacchiamo un normale tubo di gomma, che, fatto passare sotto le rotaie dei binari 1 e 2, raggiunge il tender al binario 3.
Queste sono oggi le possibilità del rifornimento idrico e, benché la sosta duri sei ore, ci viene qualche dubbio che quel «pisciolino» d'acqua ce la possa fare contro un tender da 22 mc. Senza contare che più tardi quel tubo farà una brutta fine...
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Il varo con lo champagne sul respingente della 625.017 Velletri 19/9/1999 |
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La tavolata è al completo: personale di macchina, personale viaggiante e soci del GMFR, per una giornata simile non si può chiedere di meglio.
A fine pranzo il buon Paolo si fa venire in mente un'idea pazza, una di quelle idee che nelle ferrovie italiane non credi mai possano diventare realtà; non siamo mica in Paupasia, che credete? Alle navi di nuova costruzione viene dedicata la cerimonia del varo e alla fine viene rotta sulla poppa una bottiglia di champagne come battesimo; perché non lo facciamo anche noi?
Il proprietario del ristorante ci regala una bottiglia di spumante e l'unica ragazza del gruppo, Elisabetta, figlia del nostro Presidente, per dovere di cavalleria viene eletta dal gran Maestro madrina del battesimo. Ma qualcuno non è contento: «Mica vorrete rompere una bottiglia intera di spumante!». Dopo tutto quello che hanno avuto il coraggio di bere a tavola, gli amici della 625 pretendono anche lo spumantino: e siamo costretti a darglielo, pena l'annullamento della cerimonia!
Al diavolo la prova freno fatta poco prima; stacchiamo tutto, arretriamo la macchina e ci prepariamo a battezzare. Io e l'amico Giancarlo siamo pronti a documentare l'evento con macchina fotografica e videocamera dal terrazzino della prima carrozza, Elisabetta stappa la bottiglia e gli assetati subito se ne impossessano bevendo una sorsata ciascuno alla muratora, passandosela come un Calumet della Pace; solo quando secondo Francesco il livello del "nettare velletrano" nella bottiglia è sufficientemente basso per essere buttato via, si dà il benestare alla rottura; ma Rodolfo ha un attimo di panico: «Ferma, ferma, dove la rompi 'sta bottiglia?». Qui, sul respingente! «Ah, ecco!»
Tranquillizzato l'amico, ci si mette in posa, pronti ad immortalare l'attimo esatto in cui il vetro va in frantumi e lo spruzzo del poco spumante rimasto bagna il piatto del respingente: un bell'applauso e tante risate.
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La 625.017 pronta a partire da Sezze (il ritorno verrà effettuato a tender in avanti), il treno speciale composto da 4 carrozze di tipo 100 porte, organizzato nell'ambito della locale Sagra del Carciofo |
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La 625.017 sfreccia sulla campagna romana presso Capannelle |
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Bibliografia
Teodoro Beccia/Omar Cugini - spunti da “LINEE FERROVIARIE”
Guglielmo Mastromarino - spunti da “IL VARO DELLA 625.017”
Davide - spunti da “IL MONDO DEI TRENI”
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Foto di:
Teodoro Beccia
Marco Callini
Maurizio Carpentieri
Omar Cugini
Guglielmo Mastromarino
Francesco Maria
Università del Carnevale
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