TERRITORIO - Profilo Fisico/Storico




   
 

      Il territorio del Comune di Velletri, con superficie di oltre 140 kmq., è situato per la magior parte sulle pendici del versante meridionale de Monte Artemisio che fa parte del gruppo de Colli Albani, con il centro abitato disteso su di un collina a 332 m. sul livello del mare, intensamente popolato con i suoi 50.000 abitanti variamente dislocati fra centro urbano e territorio extraurbano.
      La parte più elevata del territorio è il crinale che congiunge il Maschio d'Ariano 826 m. al Monte Peschio 939 m.(il picco più alto dell’Artemisio), lo scenario che ne affiora è un panorama collinare che scende pian piano fino a raggiungere i 360 m. del Monte della Fajola, scendendo poi dolcemente fino a raggiungere i suoi confini pianeggianti con 50 metri s.l.m., il territorio è inciso dai fossi di S. Anatolia, del Peschio e della Tevola che, nella pianura Pontina, si riversano nel fiume Astura.
      La città è in una posizione incantevole, sorgendo su un prolungamento collinare lavico-roccioso dell'antichissimo vulcano e ne è prostrata ai suoi piedi di -600 m. Quindi la città con alle spalle l'Artemisio ricco di una rigogliosa vegetazione, è come una signora avvolta da un "mantello a faraiolo" naturale che la ricopre dai rigori della tramontana mentre si gode a levante i Lepini fino a l'estendersi della sagoma dell'antichissimo Circeo, mentre di notte si scorge il luccichio di Cori, Rocca Massima, Sermoneta e Norma.
      A mezzogiorno domina la vista su tutta la pianura Pontina e scruta l'orizzonte sino al Mar Tirreno da dove nelle giornate limpide si scorgono le isole di Ponza, Palmarola e Zannone, a ponente, ancora lidi tirrenici, terre dove Virgilio fa approdare Enea scampato dall'incendio di Troia; l'ultimo sguardo verso l'antica Civita Lavinia, l'attuale Lanuvio, posta anch'essa su una amena terrazza collinare.
      Data l’estensione del territorio e l’assenza di industrie, la fauna è ancora densamente presente trovando nella rigogliosa flora un eccellente habitat naturale, soprattutto nelle zone boschive è ancora possibile imbattersi con il cinghiale, l’istrice, il tasso, il gatto selvatico e, fra i volatili, il fagiano, il falco, il picchio, il rigogolo, la tortora, il cuculo, il pettirosso ed ancora i notturni assioli, barbagianni e civette, nei fossi risuonano, nei pomeriggi estivi, i gorgheggi degli usignoli.
      La morfologia del territorio è alquanto diversificata, naturale conseguenza della disposizione costituita da materiali, spesso rari, che il vulcano laziale altre 50.000 anni fa riversò dalle sue bocche: tufi, rocce laviche, pomici, e altro. Fra i minerali presenti molto diffusa è la leucite, con un abito a 24 facce, quasi una sfera di circa un centimetro di diametro, nel campo scientifico Velletri è indicata come uno dei pochi luoghi al mondo dove questo minerale è reperibile, spesso in perfetti cristalli da collezione.
      La flora montana è ricca di castagni, di lecci, querce, noccioli, e qua e là di allori, mentre nel sottobosco si sviluppano, dai colori più disparati, le rose selvatiche, ciclamini, viole mammole dal profumo intenso, e numerose specie di orchidee di cui una totalmente sconosciuta ai botanici, è stata recentemente scoperta nel sottobosco dell’Artemisio, che a primavera è ammantano dal giallo di ginestre.
      L’ambiente pianeggiante (la cui distesa è ben visibile scendendo verso Velletri dalla Via dei Laghi, che si snoda nell’ultimo tratto lungo un itinerario gradevolmente panoramico del Monte Artemisio) è particolarmente curato e colorato di: rose, azalee, peonie, rododendri, ortensie, magnolie, mimose e soprattutto camelie; quest’ultimo tipo di pianta è divenuta tipica del territorio di Velletri, che per i minerali in esso contenuti, si è rivelato, all’analisi, uno dei migliori del mondo per la sua coltivazione.
      Quest’affascinante simbiosi ha proclamato Velletri "Città delle Camelie" ed una suggestiva "Festa delle Camelie" si tiene ogni anno intorno alla terza domenica di marzo, con grande affluenza di pubblico ed esperti del settore. Numerose le sorgenti presenti lungo le pendici del Monte Artemisio, come per esempio: Pignatella, Porta di Ferro, Fontana Fiume, La Spina, Fontana Nuova, Morice Alto, Turano, Marcaccio, Acqua Donzella ecc., altre a quota inferiore sono andate perse a causa dell'urbanizzazione.
      Velletri, grande centro dalle antiche tradizioni, offre un clima mite anche se piovoso, dovuto sempre dal fatto che la barriera naturale dell'Artemisio delinea una paratia alle nubi traboccanti, favorendo frequenti piogge sul territorio che assorbite dalla natura vulcanica ed ondulata del terreno rendono particolarmente ricca la sua vegetazione dai floridi vigneti che in autunno, danno vita alla febbrile vendemmia e nella tradizionale ed antica “Festa dell’Uva e dei Vini”.
      Tra le sue molteplici sfumature di verde vi sono disseminati uliveti, frutteti ed orti come pezze colorate, e nelle aree più a sud del territorio prevale il seminativo ed il pascolo, un manto iridescente di verde su verde su una prospettiva di limpido cielo azzurro. Un luogo ideale di villeggiatura rurale per chi vuole soggiornare circondato da panorami meravigliosi ed aria pura; percorsi naturali sono sul Monte Peschio fino al Maschio d'Ariano, mentre senza allontanarsi dalla città si può sostare al fresco dei Parchi Comunali (Muratori e Ginnetti) attrezzati anche per i giochi infantili mentre gli amanti d'arte possono visitare gli interessanti monumenti sparsi per la città.
      La Città è vicinissima agli altri Castelli Romani, ai Pratoni del Vivaro, ai laghi di Nemi ed Albano e a Monte Cavo, che si possono raggiungere con la panoramica Via dei Laghi, ed a sud percorrendo Via dei Cinque Archi, in trenta minuti d'auto si può arrivare sulle spiagge di Nettuno e di Anzio, e la Capitale è a soli 39 Km.
      Le origini di Velletri si perdono nella notte dei tempi. I primi insediamenti risalgono al tardo neolitico, poco prima della scoperta dei metalli, ma, dalla scarsezza dei reperti archeologici, tutto è avvolto nel mistero e nelle leggende. Una prima leggenda vuole Velletri fondata da Atlante Italo pronipote di Noè, un'altra più affascinante favola è quella che l'oceanina Beletra (o Eletra), madre di Dardano fondatore di Troia, traccia il primo solco sul colle che domina la pianura e da lei quindi prese il nome Bilitri.
      Gli Etruschi, secondo Erodoto, giungendo dall'Asia Minore, o dal settentrione, secondo Tito Livio, e si stabilirono in Toscana, poi spingendosi a sud, nel 700 a.C. fondarono Velletri, poi Cora (Cori) e Auxur (Terracina). Il nome stesso avvalorerebbe l'origine etrusca della città, la parola VEL-THRAE, in etrusco vorrebbe dire "Luogo in cui si coltiva". C'è chi ritiene che Velletri sia stata fondata dai Volsci, di cui ne divenne la capitale e chi sostiene invece che l'agglomerato nacque dagli Equi, tanto per citare varie tesi del tutto contrastanti quanto puntigliosamente difese.
      Nessuno degli antichi storici parlano della fondazione di Velletri, né di altre città dell'epoca, essi si limitano a ricordarle indirettamente, nelle narrazioni delle imprese romane. Accenniamo che la volsca VELESTROM (nome tratto dalla Lamina Volsca VEDI) divenne un importante caposaldo contro il primo sviluppo romano, molto potente e fiera della propria libertà ne contrastò per lungo tempo l'espandersi, fin quando finì il regno dei Volsci e il leggendario Re Métabo con sua figlia Camilla di cui ci ha lasciato memoria Virgilio nell'avvincente Eneide.