Sulle tracce di  Marco Tullio Montagna

pittore veliterno, affreschista e restauratore (1594-1649)


 
 

 

“Marco Tullio Montagna praticò con varj Pittori, aiutando loro in opere diverse, finché anch’egli perito divenne, come vedesi nei suoi dipinti in Roma.
Da Federico Zuccari fu condotto in Savoja, acciocché gli fusse in aiuto nei dipinti di quella nobilissima Galleria.
Fu intendente di belle lettere, nei teatri rappresentò egregiamente ogni personaggio, ma la morte repentina lo levò alla gloria, e alle speranze di vedere nuovi progressi.”
  (Baglione 1717)


Marco Tullio Montagna (Velletri 1594 - Roma 1649)
Figlio di Lucantonio e Vittoria, è nato a Velletri, e la data di nascita, sulla base delle indicazioni degli Stati delle anime e del referto del decesso, si può collocare intorno al 1594.
Marco Tullio morì a Roma il 12 giugno 1649 nella parrocchia di Sant’Andrea delle Fratte, e secondo il documento all’età di cinquantacinque anni.
Del suo arrivo a Roma non si hanno notizie, fino al 16 ottobre 1616 che vi sposò Caterina di Giovan Battista Verri, dalla quale ebbe sette figli, conviventi con lui nel 1643: Margherita, Orsola, Fabrizio, Girolamo, Giovan Battista, Francesco, Giuseppe.

Curioso il fatto riportato sul “Liber Constituiti 1600” (del Tribunale del Governatore):
“Con lui, cioè quello che fece a pugni con me era un certo Marco Tullio pittore, et meco m. Michelangiolo Merisio pittore, il quale partì.”
Quindi il Montagna nel 1605 si trovò coinvolto in un rissa col pittore lombardo Onorio Longhi e che il Caravaggio (1571-1610) li sparti riportandoli alla ragione.
Il fatto sarebbe avvenuto dalle parti di Campo Marzio (in Roma) dove di solito si riunivano quasi tutti i pittori.

 

Il Paradiso, cupola di S. Costanza (affresco del 1620)

 

Marco Tullio viene citato attivo nella chiesa di San Nicola in Carcere giovanissimo, mentre lo troviamo dalla fine del 1605 all’inizio del 1606 alle dipendenze del principe Michele Peretti, fratello del cardinale Alessandro Peretti Montaldo, nella tenuta di Mentana per restauro.
Nel 1617 Marco Tullio Montagna era a lavorare al servizio del duca Alessandro Sforza (come risulta da un saldo di 19 scudi versato dal duca attraverso il Banco Herrera & Costa del 22 agosto) per opere non ancora individuate.
L’anno successivo eseguì delle pitture in varie camere nel palazzo di Tarquinio Capizucchi con Giacomo Gallo detto Spadarino, che appare preminente per compensi e durata dell’impegno, ma l’edificio, situato nell’area di largo Argentina, tra i palazzi Origo e Cesarini, è stato distrutto.
Nel 1618 lavorò altresì in S. Agnese fuori le Mura per il cardinale Paolo Emilio Sfondrato, realizzando innumerevoli Sante tra gli archi della navata centrale, quindi continuò a dipingere in quella chiesa per il successivo abate, il cardinale Fabrizio Veralli, affrescando al centro abside l’Incoronazione di Maria Ss., tra S. Agnese fatta trafiggere dal tiranno e S. Emerenziana lapidata mentre prega sul sepolcro di s. Agnese, anch’esse distrutte, ma visibili in incisioni antiche. Restano invece la rovinata scena della Madonna che appare a S. Agnese, con le sottostanti Virtù cardinali, e due figure di Angeli nel locale dello scalone di accesso al convento, del 1619.
Nel 1620 il cardinale Veralli gli affidò anche l’intera decorazione della vicina S. Costanza, un lavoro che avrebbe trasfigurato l’intero edificio.
Il veliterno doveva dipingere nella cupola il Paradiso con le gerarchie angeliche.
Nel tamburo dovevano trovar posto dodici scene con la Vita di S. Gallicano e S. Costanza e anche la facciata doveva essere trasformata da una finta prospettiva graffita e dipinta.
Per il cospicuo lavoro, da eseguire in un anno di tempo, fu pattuito il compenso di 250 scudi. Di questo esteso ciclo sopravvivono alcune parti della decorazione della cupola, frammenti delle figure, mentre le scene del tamburo, documentate da fotografie, sono state distrutte, salvo due conservate nella sede della Soprintendenza.

Eterno e Santi - Chiesa di S. Sebastiano, Via Appia - Roma


Nel 1624 Marco Tullio e Giacomo Scaccia dipinsero i vani di cinque finestre nella galleria di palazzo Mattei con paesaggi, grottesche, Storie di Sansone e il Sacrificio di Manoah.
Nel 1626-27 Marco Tullio lavorò nel giardino della villa del cardinale Carlo Emanuele Pio di Savoia al Colosseo per interventi non meglio definiti e non identificati.
Nel 1627, per il cardinale Scipione Borghese, eseguì dorature e modesti interventi decorativi in S. Crisogono e l’anno successivo gli furono pagati due affreschi nella sacrestia di S. Sebastiano fuori le mura raffiguranti la Madonna e i Ss. Sebastiano e Lucina, l’Eterno e martiri.

 

San Giovanni Evangelista

San Giovanni Battista

 
 

Affreschi - Cappella Veralli nella Chiesa di Sant'Agostino - Roma

 

I rapporti con il porporato culminarono con l’incarico di dipingere, con Agostino Tassi e con il doratore Fausto Tucci, alcune stanze nel palazzo a Ripetta. In una sala è stato identificato l’intervento di Marco Tullio che vi realizzò figure femminili decorative e scene allegoriche. Su basi stilistiche e visti i legami con Tassi, è stata proposta anche la partecipazione del veliterno alla decorazione di palazzo Pamphilj a piazza Navona, in particolare nelle Storie di Mosè.
Nel 1631 intervenne nella cappella Veralli in S. Agostino dove restaurò i precedenti dipinti di Avanzino Nucci nella volta ed eseguì ex novo le due figure dei Ss. Giovanni Battista e Giovanni Evangelista, recentemente riemerse.
Dopo il 1630, dipinse la Caduta della manna, il Passaggio del Mar Rosso, Daniele nella fossa dei leoni con Abacuc e l’angelo nelle volte di tre stanze nella parte Rocci di villa Arrigoni (poi Muti) a Frascati.

Daniele nella fossa dei leoni con Abacuc e l’angelo (attribuzione)

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Chiesa di San Giuseppe dei Falegnami
San Giuseppe dei Falegnami è una di quelle sorprendenti chiese non turistiche ma che sicuramente merita una visita.
Si trova sopra il Carcere Mamertino, l'antico carcere romano dove, secondo la leggenda, San Pietro e San Paolo sono stati tenuti prigionieri prima del martirio.
Ai piedi del Campidoglio, con veduta dell'Arco di Settimio Severo.
Si tratta di una chiesa "molto" barocca, costruita nel 1597 dalla Congregazione dei Falegnami: una luce dorata pervade l'interno riccamente decorato, molti degli angeli detengono strumenti da falegname in onore del loro patrono San Giuseppe. Il progetto è di Giovan Battista Montani ma viene completata da Giovan Battista Soria.

Fuga in Egitto

 

Natività con pastori

 

Affreschi - Oratorio di San Giuseppe - (vedi testata)

 


Nella chiesa di "San Giuseppe dei falegnami", sulla destra c'è una porta che conduce in una grande stanza, l'Oratorio di San Giuseppe.
Tutte le pareti sono decorate con affreschi dell'artista Marco Tullio Montagna. E' nel 1631 che l'artista fu incaricato di decorare l'Oratorio di San Giuseppe per l'importo di 200 scudi. Il lavoro ha preso più di 7 anni e l'importo iniziale è stato saldato a 263 scudi. Le scene che seguono lungo le pareti raccontano l'infanzia di Gesù.
Iniziano in basso a sinistra con la Natività, l'Adorazione dei pastori, Adorazione dei Magi, la fuga in Egitto, il matrimonio di Maria con San Giuseppe, Gesù nel tempio ed altre figure.

Uno degli schizzi preliminari di Marco Tullio Montagna, degli affreschi dell'Oratorio, si trova nel Museo d'Arte della Scuola di Design di Rhode Island. Scene della vita di San Giuseppe, 1630-1631, penna e inchiostro, acquerello e grafite.

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Oratorio di San Giuseppe - Sposalizio di Maria e Giuseppe


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Marco Tullio Montagna e Simone Lagi - Facciata di San Pietro
con la torre campanaria, 1637 - Affresco palazzo Vaticano


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Apostolo e Angelo 1639-1642
Angelo e Apostolo, affresco del 1639-1642 di Marco Tullio M., sezioni staccate e riportate su tela, e frammenti provenienti dalla lunetta raffigurante l’Assunzione della demolita Chiesa della SS. Annunziata in Roma.


 

Angelo (1639-1642)

Apostolo (1639-1642)

 
 

Frammenti di affresco staccati e riportati su tela, provenienti dalla demolita Chiesa della Ss. Annunziata - Roma

 

Chiesa della Ss. Annunziata ex San Basilio al Foro di Augusto
La chiesa di San Basilio al Foro di Augusto è una chiesa scomparsa di Roma, nel rione Monti, in via Tor de' Conti.
La chiesa, con annesso monastero, fondati sul podio del tempio di Marte Ultore nel Foro di Augusto, viene menzionata per la prima volta in una bolla di papa Agapito II del 955, col nome di San Basilio in Scala Mortuorum, dalla scaletta che portava ad un cimitero sotterraneo, e poi in un documento del 1088 nel Regestum Farfense.
Il complesso era addossato all'alto muro di recinzione del foro.
Sotto Pio V, nel XVI secolo, il monastero venne concesso alle suore domenicane, le quali ricostruirono la chiesa, aprendo delle finestre e un portale nel muro di recinzione del foro verso la via retrostante, e ne cambiarono il nome in quello della Santissima Annunziata, nome col quale era conosciuta prima della sua demolizione.
Nel 1838, per i restauri fatti intorno al Foro di Augusto, fu demolito il campanile del XIII sec. che sorgeva da un lato di questa chiesa, al di sopra delle colonne superstiti del tempio.
L’interno della chiesa presentava affreschi alle pareti del Montagna; sull’altare maggiore vi era un quadro raffigurante l’Annunziata, copia di Gaetano Lapis da un originale di Guido Reni.
Chiesa e monastero furono distrutti nel 1932 in seguito agli scavi archeologici della zona. Della chiesa rimane solo il portale d’ingresso, murato, ma lasciato nella sua posizione originaria sul lato esterno del muro di recinzione del foro su via Tor de' Conti.


Portale murato della
Chiesa della Ss. Annunziata
ex San Basilio in Scala Mortuorum


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Marco Tullio Montagna e Simone Lagi
Apertura della Porta Santa per il Giubileo del 1625
Affresco del 1634-1635
(passetto di Urbano VIII)


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Roma: Palazzo del Quirinale - Sala delle Logge
Castel Sant'Angelo - Il Pantheon - Panorama di Orvieto
(Di molte, le 16 opere rimaste sono attribuite a Montagna e Lagi)

 

Al centro della volta l’affresco con 2 angeli che reggono la tiara e le
chiavi con le Api Barberini di Marco Tullio Montagna e Simone Lagi
(Palazzo del Quirinale - Sala delle Api)


Palazzo del Quirinale
Nel palazzo sono attribuite a Lagi e Montagna anche le volte delle sale delle Api e delle Dame, con putti ed emblemi araldici barberiniani, altre scene erano collegate da decori a grottesche in buona parte perduti.
Ancora insieme i due pittori nel 1635/36 ornarono l’Armeria vaticana con chiaroscuri, anche questi non più esistenti; nel periodo del 1635/38 restaurarono la Galleria delle carte geografiche in Vaticano.

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Mosè di ritorno con i 10 comandamenti
Affreschi attribuiti a Marco Tullio Montagna e Simone Lagi
(Villa Arrigoni-Muti, Grottaferrata)


Villa Arrigoni-Muti, Grottaferrata
Monsignor Pompeo Arrigoni, avvocato concistoriale e prossimo Cardinale, acquistò un piccolo edificio dal monsignor Cerasoli e ne fece il punto di partenza per la costruzione nel 1595 della sua villa (Villa Arrigoni).
Il grande palazzo (che ingloba anche un'antica costruzione romana) era articolato attorno ad un cortile interno. Negli anni, il terreno boschivo che si estendeva dietro il palazzo venne suddiviso in un bel giardino all'italiana.
Quando nel 1616 il Cardinale morì la villa ereditata dai Monsignori Varesi e Rocci fu divisa insiemi ai giardini.
Il Varesi a cui spettò la parte sud, fece continuare gli affreschi che aveva iniziato il predecessore, questi affreschi da sempre attribuiti al giovane Pietro da Cortona sarebbero invece opera di Marco Tullio Montagna e Simone Lagi.
I due Soci dipinsero anche le volte di tre stanze nella parte Rocci di villa Arrigoni-Muti.
Gli affreschi furono poi definitivamente completati alcuni anni dopo...         ...ma questa è un’altra storia.



Alcune opere note del nostro MARCO TULLIO MONTAGNA

Nel 1618 dipinse alcune Sante nella Basilica di Sant’Agnese fuori le mura.
Nel 1620 affrescò la cupola del Mausoleo di Santa Costanza.
Nel 1624 dipinse dei paesaggi negli alloggiamenti di 5 finestre nella Galleria di palazzo Mattei.
Nel 1627 realizzò due affreschi nell'Antica Sacrestia (Cappella del Crocifisso) della chiesa di
   San Sebastiano fuori le mura: la "Vergine con i santi Sebastiano e Lucina" e la volta
   "Dio Padre con i Santi".
Nel 1631 dipinse tre stanze nella villa Arrigoni a Frascati;
   la volta della sacrestia di San Giuseppe dei Falegnami;
   e nella cappella Veralli in Sant’Agostino i due Giovanni, il Battista e l’Evangelista.
Sempre nel 1631 Montagna eseguì consistenti restauri sulle opere preesistenti nella chiesa di
   Santa Lucia del Gonfalone, in particolare sulla cappella di S. Francesco, ma niente permane
   di questi lavori.
Nel 1632 dipinse le pareti e il soffitto della chiesa di Ss. Cosma e Damiano.
Nel 1634 (con Simone Lagi) dipinse al Quirinale vedute ed episodi del pontificato di Urbano
   VIII (Matteo Barberini).
Sempre nel 1634 col Lagi vennero decorate le pareti con otto Storie della vita dei santi titolari e    dieci figure di Santi e Pontefici, nonché trofei con strumenti del martirio. Al Montagna
   spettano anche le due immagini centrali del soffitto per le analogie con le sue opere note.
Nel 1637 sempre con l’amico Simone dipinse tre stanze dell’appartamento vaticano di Giulio
   III.
Nel 1637 ridipinse completamente col Lagi le scene medievali di S. Urbano alla Caffarella.
Nel 1639 decorò le pareti e la volta della chiesa della Santissima Annunziata.
Nel 1644 al servizio della famiglia Barberini, riceve un pagamento per lavori decorativi nel loro    palazzo e poi del Monte di Pietà.
Nel 1645 realizzò le lunette con coppie di sante: S. Caterina d’Alessandria e S. Cristina di
   Bolsena, S. Chiara e S. Barbara, e la cupola nella cappella Paolini in S. Maria degli Angeli a
   Montopoli.
Nel 1649 col giungere della morte nel mese di giugno non riuscì a portare a termine la volta del
   salone di Palazzo Colonna.

Affiancate alle attività di pittore ed affreschista svolse anche quella di disegnatore, sempre con il socio Lagi, con disegni di opere antiche e paleocristiane, al servizio dei Barberini.


     Bibliografia

       Spunti da: Della Roma in ogni Stato di Gasparo Alveri 1664
       Spunti da: Abecedario Pittorico A Pierre Crozat 1719
       Spunti da: Descrizioni delle Pitture e Sculture di Filippo Titi 1763
       Spunti da: Tribunale del Governatore “Liber Constituiti 1600” stampato da Bertolotti 1881
       Spunti da: Dizionario Biografico degli Italiani di M. Barbara Guerrieri Borsoi
       Foto:           Università del Carnevale - e alcuni Blog
       Note:           Archivio di Stato di Roma, 2 maggio 1661