1227-1241 - Gregorio IX
Di rosso all'aquila dal volo abbassato scaccata di nero e d'oro, imbeccata e rostrata d'oro.

 

 

 

< 1305-1314 - Clemente V
D'oro a tre fasce di rosso.

 

 

 

1370-1378 - Gregorio XI
D'argento alla banda d'azzurro accompagnata in capo e in punta da tre rose di rosso ordinate in cinta.

 

 

 

1566-1572 - Pio V
D'oro a tre bande di rosso.

 

 

 

1585-1590 - Sisto V
D'azzurro al leone d'oro impugnante un ramo di pero fruttato di tre pezzi del secondo, attraversato da una banda di rosso caricata di un monte di tre pezzi all'italiana posto nel senso della banda sormontato da una stella di otto punte, il tutto d'oro.





" LA   COMUNITÀ  JUDAICA
    NELLA   VELLETRI   ANTICA "


La comunità Judaica nella Velletri antica fu staccata da Gregorio IX da ogni dipendenza dalla città di Roma e posta direttamente sotto il papato. Quindi già prima del XIV sec. Velletri ha tutta la sua piena autonomia, ma durante il periodo avignonese il Comune di Roma prese il sopravvento.
Nel 1305 con Clemente V ad Avignone, Velletri si ritrova non più autonomo, e il 13 novembre del 1312 in Campidoglio, si stabilisce che il Podestà ed il Giudice dovevano essere romani, un periodo critico, anni segnati da guerre ed anche da lotte interne. Tra le molteplici pretese che Roma impose a Velletri in questo cupo periodo, c’era anche: l’invio annuale a Roma di cera extra per la festa dell’Assunzione, l’acquisto del sale e l’invio di sei giocolieri (luxores) nel sabato e nell’ultima domenica prima della quaresima dal Carnevale di Velletri verso i carnevali sia di Campo Testaccio sia del Foro Palatii Capitolini, ed in aggiunta: …Civitas Velletri… tenetur mittere omni anno in festo Corporis Christi bravium aureum unum pro quo solvi consuevit curr… Ancora un altro vecchio documento del febbraio 1346 porta la notizia che quattro delle Decarcìe, quelle in cui vi risiedevano i ghetti, avevano l’autorizzazione e l’obbligo di pagare i “ ioculari” (i giochi) del Carnevale con i “balagnini” tassati appositamente agli ebrei.
Nel 1391 i Conservatori e i Banderesi, per ricompensare l’obbedienza al Comune, concessero ai veliterni e agli ebrei qui residenti la facoltà di recarsi a Roma o nel suo territorio, senza subire molestie, nonostante i processi in corso durante lo scisma e la lotta tra il papato e la città.
Dopo oltrte 70 anni avignonesi, con papa Gregorio XI il 17 gennaio 1377 la Sede Apostolica torna a Roma ed in pochissimo tempo Velletri, riacquistò la primitiva posizione passando sotto il dominio della Chiesa.
Nel 1401 fu, poi, concesso agli ebrei locali di limitare il proprio contributo fiscale al pagamento imposto al Comune e venne concessa loro l’esenzione dal segno; e verso la fine degli anni venti del 1400, il medico ebreo veliterno Emanuele Menaguzoli ricevette licenza quinquennale per curare pazienti cristiani.
Nel 1443 gli israeliti di Velletri firmarono insieme ad alcuni correligionari di altre città l’accordo con la Camera Apostolica per abrogare i provvedimenti restrittivi della bolla di Eugenio IV e, da un documento del 1472, risultavano quattro case ebraiche a Velletri.
Nel 1542 Elia di Montopoli e Leone da Ceprano, feneratori (usurai) a Velletri, ricevettero la tolleranza per operare come cambiavalute nel loro banco, ma l’anno successivo il neofita Domenico Sancio (ex Prospero di Musetto da Piperno) ebbe l’incarico di indagare in merito alle accuse di frode e di immissione di monete false mosse contro gli ebrei di una serie di località, tra cui Velletri.
Nei secoli XV e XVI gli ebrei di Velletri furono obbligati a vivere in un luogo ristretto della città, protetti dalle leggi locali, come risulta dal III Capitolo degli Statuti, che imponeva alle autorità di difenderli da ogni violenza o vessazione e stabiliva che dovessero essere riconosciuti come cittadini.
Nel 1547, dietro proposta dei feneratori Simone de’ Benedetto di Civita, Beniamino de’ Melone da Marino, Magister Elia Benedetto da Montopoli e Salvatore di Abramo di Cori, fu concessa agli Ebrei l’apertura di un banco feneratizio, per prestare ai locali all’interesse del 24% annuo (per prestiti inferiori a 3000 scudi) e del 50% annuo (per le somme dai cinque giulii in giù).
Gli Ebrei continuarono ad esercitare l’attività feneratizia sino al 1552, quando il Comune deliberò di espellerli, sostituendoli con un Monte di Pietà, che, funzionò stabilmente solo nel XVII secolo.
Si deduce dalle fonti, che non tutti gli ebrei abbandonarono la Città, dato che, nel 1559, l’Università degli Ebrei di Velletri fornì a proprie spese la bandiera della milizia cittadina, stipendiandone il tamburino e, dal 1558 al 1571, e sono registrate svariate circoncisioni.
Nell’elenco delle sinagoghe che pagarono il tributo alla Casa dei Catecumeni di Roma negli anni 1560-1565, quella di Velletri figura prima con 10 e poi con 12 scudi.

         

    Velletri - L'antico rosone in Via della Stamperia

     

Nel 1569, Pio V decretava l’espulsione di tutti gli ebrei dallo stato pontificio, ad eccezione di Roma e Ancona; tuttavia, dall’elenco delle circoncisioni menzionato sopra, si deduce che a Velletri fossero state concesse sino al 1571 delle proroghe al decreto, per cui gli israeliti dei paesi vicini si sarebbero riuniti qui in attesa di trovare una sistemazione definitiva altrove. Numerosi ebrei di Velletri si trasferirono a Roma, come attesta il cognome “Velletri” presente fra gli ebrei romani.
Dopo che papa Sisto V ebbe accordato agli ebrei di vivere nelle città e “castelli” dello stato pontificio, nel 1586, si ritrovano presenze ebraiche a Velletri: nel 1587, vennero date concessioni per aprire 5 banchi feneratizi: ad Angelo Ventura, figlio del rabbino, ad Angelo Lustro, a Crescenzio da Ceprano, a Gioiello De Melozzo e a Leuccio De Lea. (Angelo figlio del rabbino, Gioiello e Leuccio erano residenti a Roma prima del Breve di Sisto V).
Gli ebrei rimasero a Velletri sino all’espulsione definitiva dallo Stato Pontificio decretata da Clemente VIII nel 1593 (salvo Roma ed Ancona).


Quartiere ebraico
Il quartiere ebraico veliterno era ubicato nelle Decarcìe Portella/Collicello, tra: via della Stamperia, via della Trinità e vicolo del Serpe (vedi testata).

Sinagoga
La sinagoga era ubicata in via della Stamperia; ancor oggi, dell’antico edificio è rimasta in piedi una delle pareti esterne, con in cima un rosone a forma di stella di Davide.

    Velletri - Una delle pareti della Sinagoga in Via della Stamperia

Vita culturale
Tra il 1418 e il 1424 Meshullam Forte di Velletri, figlio di Yehiel, copiò molti codici contenenti le preghiere penitenziali secondo il rito romano.
Il rabbino Yehiel Manoscrivi, scrisse a Velletri nel 1565 un manoscritto in lingua italiana, ma in caratteri ebraici “La saggezza delle donne” (in onore della moglie del rabbino Mordekhai Dato).
La comunità di Velletri, e talvolta, alcuni ebrei singoli vengono menzionati più volte nei documenti relativi alle tasse, tra cui la vigesima e la tassa speciale per le spese turche (1542) nell’arco degli anni dal 1486 al 1544.
Negli annali si trova un altro cenno all’insediamento di Velletri, quando, nel 1542, il banchiere romano Salomone di Magister Isacco Zarfatti pagava la vigesima alla Camera pontificia per conto della comunità di Velletri.
Molti dati si rilevano dal Memoriale indirizzato alla “Ill.ma Congregazione particolare deputata dalla SS. Di N. S. Pio VI”, nel 1789, basato dall’archivio della chiesa della Madonna dei Monti, alla voce “Sinagoghe”, per gli anni 1560-1565 (riportato dal Pavoncello).


Gli Statuti Veliterni
I Capitoli e i paragrafi degli Statuti di Velletri riguardanti gli ebrei, tratti dalla ristampa del 1752 del testo del 1544 (riportati dal Pavoncello) riportano che gli ebrei non potevano pigiare uve pregiate, ma solo il mosto; era proibito alle donne cristiane di allattare bambini ebrei; era proibito agli ebrei e alle ebree di lavorare dentro e fuori delle proprie case di domenica e nei giorni delle principali festività cristiane; era proibito agli ebrei di uscire di casa il Venerdì Santo, senza il permesso delle autorità locali, sino al termine delle pubbliche funzioni nelle chiese.
Un Capitolo era dedicato alla macellazione rituale, secondo le disposizioni dei Priori; un altro Capitolo proibiva alle donne ebree di portare ornamenti d’oro e d’argento sugli abiti. Come segno di riconoscimento le ebree dovevano portare sul capo un velo di color croco e gli ebrei un tabarro rosso (dal quale i medici, tuttavia, erano esonerati). Era proibito agli ebrei di costruire o riparare fonti o strade cittadine (salvo quelle relative alle proprie vie e abitazioni); infine, prima di intraprendere qualsiasi opera, essi dovevano giurare sulle Sacre Scritture di non agire con falsità, inganno o malizia.

Le trasgressioni sarebbero state punite con multe pecuniarie.

 


Bibliografia

Esposito A.       - La presenza ebraica nel Lazio meridionale nel tardo Quattrocento.
Falco G.             - Il Comune di Velletri nel Medioevo.
Pavoncello N. - Il IV Centenario dell’espulsione degli Ebrei dalla Campagna Romana.
Pavoncello N. - Le comunità ebraiche laziali prima del bando di Pio V.
Pavoncello N. - Le comunità ebraiche laziali (registro delle circoncisioni).
Pavoncello N. - Gli ebrei nella provincia romana.
Pavoncello N. - Ricordi di ebrei in Velletri.
Ravenna A.      - Appunti storici sulle comunità del Lazio.
Tersenghi A.   - Il Monte di Pietà di Velletri ed i suoi capitoli costitutivi del 1402.
Tersenghi A.   - Velletri e le sue contrade.
Gabrielli A.      - Alcuni Capitoli del 1547 per un Banco di prestito a pegno tenuto dagli
                                Ebrei in Velletri.

   

Torre del Trivio - 1353
 (in una foto del 1900)
Porta Napoletana - 1553
(in una foto del 1900 c.)
Scala monumentale del palazzo Ginnetti - costruito intorno al 1630 distrutto dalla 2^ guerra e dall'incuria.
(in una foto del 1900)